Urbinati, Presidente CSR: “Tra gli obiettivi: lavorare più a contatto con le nostre coop e migliorare la percezione pubblica del nostro lavoro”
Carlo Urbinati, 58 anni, dal 1995 fondatore e presidente della cooperativa sociale New Horizon e dal 2019 presidente del Consorzio di Via Portogallo, è stato eletto mercoledì 8 luglio 2020 all’unanimità nuova presidente del CSR-Consorzio Sociale Romagnolo. Succede a Gilberto Vittori, che gli passa il timone in un momento non facile per il mondo del lavoro e, in particolare, della cooperazione sociale di tipo B, a causa delle difficoltà che diverse cooperative hanno incontrato durante il lockdown. Il presente ed il futuro del CSR in questa prima intervista ai vertici della struttura di via Caduti di Marzabotto.
Carlo Urbinati, le prime parole da presidente del CSR?
Sono parole di ringraziamento, naturalmente. A Gilberto Vittori, in primis, il presidente uscente: siamo stati per tutti questi anni stretti compagni di viaggio e abbiamo avuto un rapporto lavorativo molto affiatato. Oggi ci ritroviamo legati umanamente, al di là delle posizioni personali e delle rispettive attività. È una stima reciproca, fatta di affetto e di amicizia, che coinvolge anche Pietro Borghini e Werther Mussoni, tutti quelli che mi hanno preceduto ai vertici del CSR: il lavoro è importante, senz’altro, ma le cose importanti nella vita ritengo siano altre. E poi ringrazio tutte le cooperative associate al CSR e lo staff del Consorzio che ha lavorato alacremente per far arrivare il CSR ai traguardi odierni.
Lei è entrato nella cooperazione sociale nel 1995. Sono passati 25 anni. Come è cambiato questo “mondo”?
Le cooperative sociali si sono dovute in qualche modo reinventare continuamente. Oggi sono ‘imprese sociali’ a tutti gli effetti: l’aspetto imprenditoriale e gestionale è diventato importante. Abbiamo dovuto coniugare pertanto il lato umano, sociale, con le esigenze di far quadrare i bilanci. Le cooperative sociali erano nate per dare risposte a esigenze sociali particolari, spesso legate a servizi specifici in un ben delimitato territorio in collaborazione con gli enti pubblici: ma quella logica lì oggi non c’è più.
Cosa ha spinto la cooperazione a cambiare volto?
La questione delle gare – e della conseguente fine degli affidamenti diretti degli incarichi – ha stravolto il nostro mondo, sicuramente; ci sono state aggregazioni tra cooperative, altre hanno chiuso perché non sono riuscite a restare sul mercato. Oggi la cooperative hanno in genere fatturati elevati: se mettessimo in fila le aziende più grandi del territorio, forse tra le prime posizioni troveremmo qualche cooperativa sociale.
Una svolta epocale, una “rivoluzione copernicana”, come ha detto anche Gilberto Vittori.
Abbiamo vissuto un grande cambiamento, politico e sociale. Chi lo ha vissuto riesce anche ad avere la giusta prospettiva storica. La cooperazione nasceva in contesti limitati, da esigenze particolari: oggi le cooperative fatturano anche milioni di Euro, partecipano a gare. Il salto è stato importante: chi non l’ha vissuto difficilmente lo capisce.
La cooperativa New Horizon di cui è presidente ha una storia interessante: nasce all’interno dell’Enaip Zavatta, come atto finale di un corso finanziato dal Fondo Sociale Europeo.
La nostra è una storia bellissima: una classe di alunni quasi tutti svantaggiati che partecipa ad un corso; alla fine decidiamo di metterci insieme, di creare lavoro; iniziamo da piccolissime commesse. E da una ne arriva un’altra. Adesso non è più così: tutto si è fatto più complicato. Il cambiamento è enorme, anche dal punto di vista delle persone che operano nelle cooperative sociali. La NH nasceva da un gruppo ristretto di studenti. Oggi in cooperativa non tutti si conoscono fra loro. Ma di questa differenza ce ne accorgiamo soltanto noi che abbiamo vissuto la fase pionieristica della cooperazione sociale di tipo B. Per gli attuali operatori è normale così come è.
Veniamo al CSR. Lei è attivo all’interno del Consorzio già dal 2003. Ci racconti le svolte di questi circa 20 anni.
Dal 2003 mi occupo della gestione amministrativa del CSR, per cui ho vissuto tutte le fasi della crescita del Consorzio. Dal 2003 ad oggi il CSR è passato da un fatturato di 2 a 26 mln di Euro; da 9 cooperative associate a 50. Prima operava esclusivamente su Rimini, oggi su tutta l’Area Vasta della Romagna. Siamo cresciuti enormemente e conciliare così tante cooperative e così tante visioni non è semplice ma comunque stimolante e arricchente.
Lo scorso 8 luglio è diventato presidente: come ha accolto questa nomina?
Mi fa piacere, ovviamente: lo vivo da un lato come il coronamento della mia storia professionale all’interno della cooperazione sociale; dall’altro assumo questo incarico come ho sempre vissuto la vita cooperativa: con grande spirito di servizio. Vivo il lavoro con impegno, determinazione e serietà ma non con ambizione personale. Ho cercato di avere un approccio positivo al mondo della cooperazione sociale e mi sono fatto promotore in prima persona anche di cambiamenti necessari – come la revisione del regolamento interno, dove è stato necessario cercare punti di convergenza tra tutte le coop associate. Non facile, ma importante e stimolante.
Cosa vede all’orizzonte nel prossimo triennio?
Sicuramente i prossimi saranno ancora anni di grandi cambiamenti e dovremo evolvere. Cambieranno alcuni aspetti di carattere economico, anche importanti: basti pensare alle prossime gare sull’igiene ambientale – un settore che rappresenta una buona parte del fatturato del CSR. Anche gli effetti del COVID non saranno irrilevanti sul nostro mondo, con conseguenze ad oggi del tutto imponderabili
Come vorrà guidare il CSR?
Al di là di questi aspetti oggettivi e non governabili, sicuramente vorrei coinvolgere di più le cooperative, creando dei nuclei di lavoro tematici per ridare slancio alla vita associativa del Consorzio. Il nuovo regolamento del CSR nasce proprio da una condivisione tra tutte le cooperative del Consorzio: è stata una bella esperienza, bisogna ripeterla. Oggi il CSR è composto da 53 cooperative che spesso fanno servizi concorrenti l’una all’altra; molte di noi inoltre si conoscono appena. Vorrei ci fosse maggior amalgama, più occasioni di crescere assieme e capire anche quelle che sono le visioni delle cooperative sul nostro mondo del lavoro, capire che aspettative hanno verso il CSR stesso.
Quali sono gli interrogativi che si pone rispetto al CSR?
Mi chiedo – dobbiamo chiederci tutti – se il CSR è ancora lo strumento che vogliamo, se è idoneo alle nostre esigenze e ai tempi che viviamo. È un Consorzio “dalle porte aperte”, ma facciamo fatica a collaborare con continuità tra noi cooperative, perché ovviamente l’attività commerciale è la prima e più importante. Dobbiamo capire se riusciamo a dare spazio ad una riflessione interna che ci consenta di non perdere di vista la nostra identità, la nostra storia. Vorrei insomma che il CSR non rimanesse uno strumento arido, utile solo dal punto di vista commerciale. È un sogno? Vedremo. Anche la mia cooperativa, la New Horizon, è nata da un sogno.
Ulisse, il protagonista dell’Odissea, è vincente – e resiliente – grazie al suo essere ‘multiforme’, cioè al sapersi adattare alle situazioni che il destino – in quel caso gli dei – gli mettono di fronte. Anche le cooperative, essendo ‘multiservizi’, hanno saputo adattarsi a svolgere i lavori più diversi. È forse questo uno dei segreti del successo della ‘forma’ cooperativa?
Rispondo con un esempio, un dato di fatto. A me capita spesso di girare per la città. Incontro lo spazzino de La Formica che pulisce la strada o raccoglie carta e cartone; poi un operatore della CPR che gestisce un parcheggio; poi gli addetti al verde della Coop134 che tagliano l’erba; quindi il bus della Romagnola che trasporta dializzati o svantaggiati, e potrei andare avanti per molte altre attività. Questa è la verità della realtà che viviamo sul nostro territorio. Ma non basta: c’è anche ciò che non vediamo. Per esempio, prendi in prestito un libro in biblioteca e l’addetta è di una cooperativa sociale. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: inserire persone svantaggiate nel mondo del lavoro. Ci sono i disabili fisici e psichici, ma anche ex carcerati, ex tossicodipendenti, esodati, disperati: la cooperazione sociale ha aiutato tantissime persone che avevano percorsi di vita complessi. Persone che hanno ricominciato la propria vita a partire da un lavoro. Quando vedi la gente che hai aiutato ad uscire da un momento difficile, il nostro premio è quello lì.
Un obiettivo di mandato?
A partire proprio dalla capillarità della presenza della cooperazione sociale sul territorio, mi piacerebbe lavorare per migliorare la percezione che il pubblico ha di noi.
Il CSR è nato proprio da un incontro, tra poche cooperative sociali.
Ho notato proprio questo: l’incontro tra le persone è sempre una cosa positiva. Fare incontrare periodicamente tutti i presidenti delle cooperative ho notato che nel lungo periodo crea delle relazioni, anche se siamo di idee diverse. L’incontro arricchisce sempre. Vorrei trasferirei tutto questo all’interno del CSR. Lavorare su tavoli tematici e condivisi, vedersi più spesso, per guardare al futuro assieme.
24 luglio 2020