CCNL Cooperative Sociali. Raggiunto l’accordo, interessati oltre 400mila addetti di 30mila coop sociali. Alfio Fiori, Legacoopsociali Emilia Romagna: ‘Lavoro di mediazione decisivo, ottenuto risultato importante’
Lo scorso 28 marzo 2019, dopo una lunga trattativa, è stato siglato il nuovo contratto nazionale delle cooperative sociali, firmato dalle rappresentanze sindacali di categoria Fp Cgil, Fp Cisl, Fisascat Cisl, Uiltucs, Uil Fpl e dalle associazioni imprenditoriali Legacoopsociali, Confcooperative Federsolidarietà, Agci Solidarietà. Un contratto che arriva a sei anni dal precedente, datato 2011: quello stipulato recentemente infatti ha validità triennale dal 1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2019 e interessa oltre 400.000 addetti ai servizi privati dipendenti dalle oltre 30.000 cooperative sociali nel comparto socio-sanitario, assistenziale-educativo e di inserimento lavorativo. Dopo la firma, lo scorso 21 maggio è stata sciolta infine la riserva dalle organizzazioni sindacali a seguito di una consultazione interna: confermata l’approvazione delle intese raggiunte che rinnovano e modificano il CCNL 16 dicembre 2011: la firma è avvenuta al Palazzo della Cooperazione di Roma.
In un comunicato Fisascat Cisl si legge che il rinnovo prevede incrementi salariali medi mensili a regime di 80 Euro sul livello C1 e l’erogazione di un bonus ‘una tantum’ di 300 euro in due rate nel 2019. Inoltre attraverso il CCNL sono state inserite nuove figure professionali (per l’aiuto domiciliare, per i servizi di istruzione e formazione). Fp Cgil, invece, sottolinea in una nota come l’intesa ha previsto un aumento dei contributi a carico del datore di lavoro (dello 0,5%) per la previdenza complementare. Nel CCNL sono state inserite anche alcune tutele, come il congedo per le donne lavoratrici vittime di violenza e di genere e per il rafforzamento della garanzia della conservazione del posto di lavoro ai dipendenti nei casi di gravi patologie oncologiche, cronico degenerative ingravescenti.
A questa trattativa ha partecipato anche Alfio Fiori, cooperatore di Coop134, in qualità di delegato per Legacoopsociali Emilia Romagna, che racconta in questa intervista le novità più salienti, per il mondo della cooperazione sociale di inserimento lavorativo (tipo B), che derivano da questo nuovo contratto collettivo nazionale.
Alfio Fiori, cosa possiamo evidenziare nel nuovo contratto?
In primis, nell’Articolo 1, è stata inserita anche la parola “servizi”, settore di attività ove hanno operato ed operano numerose cooperative di inserimento lavorativo, che nel vecchio contratto non compariva probabilmente per una dimenticanza. Si menzionavano cioè il settore artigianale, industriale, agricolo, commerciale ma non i ‘servizi’, attività contemplata nella Legge 381/1991 nella quale le nostre cooperative effettuano la maggior parte degli inserimenti al lavoro di persone “svantaggiate”.
Accanto al contratto, che è stato rinnovato e modificato, è stato anche stipulato l’accordo di impegno. Che valore ha questo documento?
L’accordo di impegno, stipulato tra le parti firmatarie e sottoscritto nella stessa data del contratto, reca in coda una dicitura che sottolinea il valore delle cooperative sociali di inserimento lavorativo. Anche questo è un riconoscimento decisivo: tutte le parti coinvolte hanno riconosciuto, sottoscrivendola, l’importanza strategica della funzione che svolgono le cooperative sociali di inserimento lavorativo, cioè quelle dette “di tipo B”. L’impianto del contratto precedente era strutturato invece prevalentemente per le coop “di tipo A”, cioè quelle impegnate nei servizi alle persone.
Dove è messa in risalto nel contratto l’importanza della cooperazione sociale di inserimento lavorativo?
In aggiunta a quanto indicato nell’Articolo 1, come sopra accennato, nel contratto, all’articolo 47 inquadramento del personale, è stato inserito un paragrafo nel quale si afferma che la contrattazione di secondo livello potrà trovare soluzioni che rispondano alle molteplici attività svolte dalle coop sociali di inserimento lavorativo. Tale inciso conferma il fatto che le parti hanno piena consapevolezza dell’importanza del lavoro che svolgono sui territori queste coop sociali.
Un rinnovo quindi importantissimo per la cooperazione sociale di tipo B che corrisponde ad un maggior impegno economico per le cooperative.
Certamente. Abbiamo deciso di sottoscrivere il rinnovo consapevoli del fatto che era ed è importante far recuperare ai nostri soci lavoratori e ai lavoratori tutti quanto lasciato indietro negli anni di vacanza contrattuale. Una volta a regime, a settembre 2020, questo nuovo contratto comporta un incremento del 6% circa in busta paga, in linea con l’indice IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) dell’intero periodo. Il rinnovo si configura quindi come un forte impegno economico per le cooperative di tipo B che lavorano grazie a gare ed affidamenti: dovranno tirare fuori maggiori risorse per soci e lavoratori e quindi dovranno sforzarsi ulteriormente nella produzione.
La Regione Emilia-Romagna in questo senso sembra aver preso una decisione positiva per le stesse cooperative.
Proprio così: per le cooperative di tipo A che fanno servizi alla persona accreditati esiste già un impegno formale della Regione in delibera a riconoscere che nei prezzi dei servizi ci sarà un incremento tariffario che andrà a bilanciare l’incremento in busta paga al lavoratore. Per noi, come per tutte le cooperative che svolgono servizi a mercato o su gare d’appalto, questo significa che dovremo aumentare le nostre performance migliorando l’economicità delle coop.
Dal punto di vista normativo, quali sono invece gli elementi più importanti?
Partiamo dal fatto che nell’estate 2018 è entrato in vigore il Decreto “Dignità” che, in realtà come le nostre che hanno una forte componente di attività stagionale, va a modificare in modo radicale i rapporti a tempo determinato, accorciando il periodo massimo di prima assunzione a 12 mesi, (da 36 mesi della norma previgente) introducendo sia per il rinnovo che per la eventuale proroga, fino ad un massimo di 24 mesi l’obbligo della causale, condizione pressoché non applicabile.
Una criticità importante.
In attività come le nostre dove abbiamo una presenza importante di persone a tempo determinato che si ripete negli anni, con questa innovazione normativa (cioè il Decreto “Dignità”) se avessimo riassunto la stessa persona una stagione dopo l’altra, avremmo dovuto assumerlo a tempo indeterminato con un part time verticale.
Quindi?
Significa che avrebbe lavorato da aprile ad ottobre, poi più niente. E, essendo assunto a tempo indeterminato, avrebbe perso i benefici della Naspi (la vecchia indennità di disoccupazione).
Un pericolo che è stato scongiurato?
Assolutamente sì: con il rinnovo del contratto infatti siamo riusciti a far sì che le persone che vengono dalle aree dello svantaggio possono godere di un contratto a tempo determinato con durata massima di 40 mesi (per il fatto che in alcuni progetti di inserimento lavorativo 24 mesi potrebbero non bastare). Ma il passaggio ancora più decisivo è il successivo.
Quale?
Il contratto norma che nei territori interessati da flussi turistici c’è la possibilità di assumere persone stagionali con contratti a tempo determinato, viene quindi superato l’obbligo di istituire part time verticali per coloro che sono alla seconda esperienza, rendendo loro possibile di beneficiare della Naspi durante i periodi di non lavoro.
Un commento suo personale: come valuta questo rinnovo contrattuale, anche alla luce di tutte queste caratteristiche, che possono sembrare talvolta ‘tecnicismi’, ma che in realtà hanno ricadute sostanziali sulla vita del cooperatore e della cooperativa?
Un rinnovo del contratto è sempre un bene. Sia per la parte che dà il lavoro, sia per la parte che lavora. Perché per fare questo significa che c’è stato un dialogo tra le componenti. Il rinnovo, d’altro canto, comporta degli impegni economici da parte delle cooperative e spetta a chi lavora nelle stesse rivedere la propria organizzazione per far fronte a queste risorse che andranno in tasca a lavoratori e soci lavoratori. Mi lasci dire che per i nostri soci lavoratori e lavoratori che in un mese guadagnano 1000-1200 Euro, un incremento del 6% circa può fare la differenza. È una fatica che le coop devono fare, ma lo fanno volentieri.
Questo contratto scade il 31 dicembre 2019. Cosa accadrà in questi mesi?
La vigenza contrattuale è 2017-2019. Nei prossimi mesi dovremo ritornare a discutere della nuova piattaforma di rinnovo e il prossimo passaggio sarà capire come, a livello territoriale, iniziare il dibattito sull’accordo di secondo livello con le parti sindacali territoriali.
Su cosa sarà importante focalizzare questa seconda fase?
Anzitutto sul metodo: dovremo dare vita ad un dialogo aperto, positivo e decisivo a livello territoriale, utile per delineare con le parti sindacali le competenze che il contratto rimanda al livello regionale.
Di che competenze si tratta?
Innanzitutto la definizione del PTR, Premio Territoriale di Risultato, che consiste nel delineare gli indicatori che, al loro avverarsi, fanno attivare l’erogazione economica di un premio che viene riconosciuto ai lavoratori e soci lavoratori; tali somme vengono però erogate solo se la cooperativa chiude in utile. Questo premio andrà in sostituzione del vecchio ERT (Elemento Retributivo Territoriale). Inoltre c’è l’opportunità di delineare i profili professionali delle cooperative di inserimento lavorativo di tipo B.
Ci fa un esempio, per comprendere meglio di cosa si tratta?
Dovremo sederci con le parti sindacali e definire, cosa significa che l’operaio inquadrato come B1 è “qualificato”. Attualmente la dicitura è generica: può essere quello che fa manutenzione del verde, servizi di igiene ambientale, servizi di pulizia qualificati, attività di data entry, manutenzioni di immobili, attività artigianali. Ecco che allora bisognerà trovare accordi territoriali per andare a declinare meglio queste “qualifiche”, per evitare possibili interpretazioni distorte. Dovremo quindi definire a quale livello verranno inquadrati i lavoratori a seconda dei servizi svolti.
Altri punti all’ordine del giorno?
L’accordo sulla gestione della banca ore e sui tempi di vestizione.
Che valutazione dà, in conclusione, al lavoro di mediazione tra le parti?
È stato fondamentale. Abbiamo bisogno che tutte le parti sociali si siedano al tavolo con lo spirito di avere a cuore la cooperazione, la persona. Chi fa cooperazione sociale promuove un lavoro in regola, non delocalizza, si rivolge a persone che fanno fatica e che in altri ambienti non trovano occupazione. Inoltre nelle cooperative la democrazia gestionale si realizza da sempre, promuovendo concretamente la partecipazione del socio lavoratore alla gestione dell’impresa. Se ci fermiamo un attimo a pensare, cosa rara in questi tempi, nelle nostre cooperative trova concretezza la partecipazione dei lavoratori nelle scelte strategiche delle imprese, un tema storico per il diritto del lavoro e per le relazioni industriali. Tutto questo per far sì che ai nostri soci lavoratori e lavoratori siamo in grado di riconoscere le migliori condizioni possibili, sia dal punto di vista economico che di conciliazione dei tempi di vita. Ponendo sempre la massima attenzione alla persona.
8 ottobre 2019