Quanto vale la cooperazione sociale in Romagna? Legacoop, AGCI e Confcooperative a convegno a Forlì
Una giornata importante per riflettere sulla cooperazione sociale in Romagna, non soltanto in merito agli inserimenti lavorativi delle persone svantaggiate o ai servizi svolti per le persone, ma anche sul valore economico che essa riesce a produrre.
Si è tenuto giovedì 26 settembre 2019 a Forlì il convegno dal titolo “L’impatto della cooperazione sociale in Romagna“, promosso da Legacoop Romagna, AGCI Emilia Romagna, Confcooperative Ravenna Rimini e Confcooperative Forlì Cesena. Un impatto numericamente significativo: le cooperative ad oggi operanti nelle tre provincie e aderenti alle tre centrali infatti – come è stato evidenziato durante i lavori del convegno – sono infatti 283, per un numero di soci di 16.000 unità, e danno lavoro ad altrettanti addetti di cui l’83% a tempo indeterminato, sviluppando un fatturato di 731 milioni di euro. Il lavoro degli occupati è rappresentato per il 67% da lavoro femminile e per il 10% da stranieri.
Ricco il parterre dei partecipanti: ad aprire i lavori Emanuele Monaci di AGCI Emilia-Romagna con Gianluca Zattini e Gabriele Fratto, rispettivamente Sindaco di Forlì e Presidente della Provincia, che hanno portato i saluti delle amministrazioni pubbliche. È stata poi la volta di Guido Caselli, direttore del Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna, che ha presentato il Rapporto sulla Cooperazione sociale della Regione Emilia-Romagna, con particolare focus sulla situazione romagnola.
Ecco alcuni dei dati salienti raccontati da Caselli nel suo intervento: in Emilia-Romagna son presenti 915 cooperative per 44mila addetti e 2,2 miliardi di Euro di fatturato. Dei 16mila soci, 1000 sono svantaggiati, 5mila soci volontari e 10mila soci lavoratori. Ai vertici delle stesse si distinguono le donne, che rappresentano il 35% dei presidenti che hanno per oltre 1/3 dai 46 ai 55 anni. Nei Cda il peso delle donne sale al 48%. Tra le attività principali svolte, 77 offrono servizi residenziali, 71 ‘altri servizi’, 49 servizi semiresidenziali, 44 servizi assistenziali per l’inserimento lavorativo, 35 asili e servizi per l’infanzia. E gli utenti? 85mila sono ‘multi’utenti, 15mila minori (20% del totale) e 12mila gli anziani (27% del totale). Nelle 77 coop di tipo B e a oggetto misto (A+B) 1762 sono le persone svantaggiate inserite, di cui l’86% è retribuito. Complessivamente il risparmio per la PA grazie a questi inserimenti lavorativi ammonta a 6,4 milioni di Euro.
Giancarlo Turchi di Confcooperative Forlì Cesena è intervenuto poi a nome di tutte le centrali cooperative per sottolineare “il valore della cooperazione sociale nel territorio e per la comunità”. Quello romagnolo infatti – ha specificato nella sua relazione – è un territorio che ha fortemente contribuito alla nascita della cooperazione sociale, attestatasi tra le categorie produttive di rilievo, fonte di sviluppo e crescita sociale e occupazionale, rivolta in particolare alle donne. Possiamo affermare senza preoccupazione di essere smentiti che il welfare si è affermato come un vero e proprio settore produttivo di questa Regione e che sia necessario, a partire dalla prossima programmazione dei Fondi Sociali Europei 2021-2027 l’attivazione di tutte le leve possibili affinchè questo settore produttivo cresca e si sviluppi ancora di più.” Sempre Turchi ha poi ricordato il vero ‘volto’ della ‘buona’ – l’unica possibile – cooperazione sociale, puntando il dito sull’importanza di comunicare di più e meglio quanto viene svolto: “Le cooperative sociali non sono imprese che fanno business sulle spalle di categorie fragili e lavoratori. In questi anni tante sono state le strumentalizzazione per disconoscere il valore del lavoro svolto da chi si occupa di sociale, tante le azioni mediatiche che hanno denigrato il lavoro di operatori sociali impegnati quotidianamente nel lavoro di cura o nell’inserimento lavorativo di persone fragili e svantaggiate. Tutti dobbiamo essere più capaci di comunicare quanto di buono si fa, rilanciando le tante pratiche innovative che le cooperative ricercano per migliorare il proprio lavoro ed i servizi offerti.”
Ha fatto poi seguito una tavola rotonda, moderata da Federica Protti di Legacoop Romagna, dove sono state illustrate alcune buone prassi: tra di esse la Coop Sociale For. B (associata al CSR), il Consorzio Rosa dei Venti, la Coop Sociale Sole e lo stesso CSR Consorzio Sociale Romagnolo. In chiusura di convegno è intervenuta Palma Costi, Assessore alle Attività Produttive della Regione Emilia-Romagna.
Il convegno insomma ha rappresentato la chiara presa di coscienza – numeri alla mano – dell’impatto economico e sociale dell’inserimento lavorativo sulle famiglie e sugli enti pubblici in particolare nel territorio della Romagna: un risultato reso possibile anche grazie all’applicazione di un contratto specifico, che ha favorito lo sviluppo delle attività, per via delle caratteristiche e dei parametri che meglio si adattano all’inserimento ed al percorso di tutoraggio delle persone che hanno difficoltà oggettive nell’affrontare il mondo del lavoro.
8 ottobre 2019