New Horizon: ventanni di cooperazione sociale in equilibrio fra valori e mercato

“Quando penso alla storia della New Horizon penso alle sedi che abbiamo cambiato”. Inizia così l’intervista a Carlo Urbinati, Vice Presidente del Consorzio Sociale Romagnolo e del Consorzio di Via Portogallo, Presidente e fondatore della New Horizon, una realtà nata nel 1995 da un corso promosso dal Centro Enaip Zavatta di Rimini, che in questo anno solare ha tagliato il traguardo delle venti primavere. Un’occasione per fare il punto su una delle cooperative più longeve del territorio, una realtà importante attiva, oltre che nel CSR, anche nel Consorzio di Via Portogallo, di cui è stata fra le fondatrici.

Presidente Urbinati, quali sono i momenti salienti di questa storia ventennale?
Quando penso alla storia della New Horizon penso alle sedi che abbiamo cambiato. La prima, proprio all’interno del Centro Zavatta: avevamo a disposizione un’aula e una linea telefonica. Poi ci siamo trasferiti nella villa adiacente, sempre del Centro Zavatta. Poi in via Coletti, un open space che è stato la nostra prima sede a tutti gli effetti: svolgevamo lavori di imbustamento e di sbobinatura audionastri, ed è qui che ha iniziato a prendere consistenza la realtà economica della New Horizon. Non avevamo costi e anche in questa sede ci ha aiutato molto il Centro Zavatta. Poi ci siamo spostati ancora, questa volta nella sede delle ACLI. Sono arrivati nuovi lavori: la gestione del parcheggio dell’ospedale Infermi, fra tutti. La sede successiva, in via del Cigno 4, ha rappresentato lo spartiqacque tra la prima fase avventurosa e “romantica”, per così dire, della New Horizon. Lì siamo diventati impresa sociale.

Cosa ricorda in particolare di quegli esordi?
L’impostazione della cooperativa era molto sociale, con una relazione forte con il territorio e le scuole, dove erano attivi progetti di alternanza scuola-lavoro. Da questo nucleo originario oggi siamo arrivati a 35 inserimenti lavorativi, anche di ragazzi con problemi molto gravi. Siamo impegnati nell’inserimento, per farli uscire dall’isolamento in cui si trovano. E’ una specie di parte ‘A’ della nostra cooperativa e sono inserimenti che seguono direttamente il Comune e l’Ausl.

Ma non era finita lì: avete dovuto cambiare ancora.
La crescita rapida ci ha spinto ad allargarci, aprendo uffici anche nella vicina via Vega. Poi ci siamo spostati, definitivamente, nella sede del CVP, Consorzio di Via Portogallo. La New Horizon aveva degli ottimi indici economicici e ci è stato proposto da Ecoservizi L’Olmo e La Formica di associarci in questa impresa. Per noi la nuova sede rappresentava l’optimum: noi ci occupiamo prevalentemente di servizi d’ufficio, e avevamo tanto spazio a disposizione, loro invece erano più attivi in servizi ambientali e non solo, in esterno: ci siamo completati a vicenda.

Oggi, se leggiamo i dati, come ‘sta’ la New Horizon?
Ogni anno fatturiamo in media 1,1-1,2 milioni di Euro. Abbiamo 50 dipendenti di cui oltre il 50% appartenenti alle categorie dello svantaggio. Oltre a questi si aggiungono 30 persone con disabilità medio-gravi che inseriamo nei laboratori di imbustamento e confezionamento. Inoltre ci sono progetti che ha attivato il Comune di Rimini, dove coinvolgiamo ragazzi che hanno un disagio di tipo sociale; e anche le scuole ci chiamano quando si trovano di fronte a casi complessi. Considerando tutto questo, la New Horizon è una famiglia composta di 80/100 persone: in estate l’organico aumenta di una ventina di unità per via delle attività di parcheggio, dove assumiamo sempre persone svantaggiate. Così la percentuale di svantaggiati sale al 70%.

Il mercato oggi sembra spingere però verso un’altra direzione, rispetto allo spirito della cooperazione sociale.
Lo spirito ideale che ha fatto nascere la cooperazione sociale, a mio avviso, sta soffrendo molto perché si concilia poco con quello che è diventato il ‘mercato’. Il mondo cooperativo nel quale ho mosso i primi passi è cambiato. Venti anni fa questo mondo faceva perno sulle buone relazioni con l’Ente pubblico, che ti chiedeva una mano, e tu davi risposte immediate. La cooperazione sociale era ed è importante, perchè fornisce una risposta sociale economica e rapida.

Oggi?
Oggi, con centinaia di persone coinvolte nel lavoro e con tanti investimenti importanti fatti anche a livello economico, ci troviamo invece bandi di gara al massimo ribasso senza attenzione al sociale, dove non ci sono più quei margini che ci permettevano di dare risposte positive ai nostri svantaggiati. Non è un mistero che qualche attività sia in perdita, ma nella dimensione complessiva della nostra cooperativa ‘ci stiamo dentro’ e i conti tornano sempre, perchè bilanciamo con i tanti servizi che invece sono in attivo: non abbiamo mai pensato di ‘tagliare’ delle persone dal nostro organico, perchè il profitto, seppur decisivo, non è la prima cosa che guardiamo. Guardiamo sempre in primo luogo ai volti che abbiamo di fronte.

E il rapporto con l’Ente pubblico? Le clausole sociali negli appalti pubblici sembrano un po’ sbiadite.
Siamo cresciuti con la convinzione che la cooperazione sociale potesse essere partner dell’Ente pubblico, e purtroppo dobbiamo rassegnarci: oggi questa spinta ideale è frustrata da quello che vediamo nel mondo del lavoro, dove le relazioni umane valgono poco o nulla. Contano solo profitto, risparmio, massimo ribasso.

Che ruolo svolge il Consorzio Sociale Romagnolo nel panorama attuale della cooperazione sociale?
Il CSR ha contribuito in maniera decisiva a far crescere il mondo della cooperazione sociale riminese e non solo, visto il recente ingresso di tante nuove cooperative dell’Area Vasta della Romagna. In qualità di amministratore del Consorzio, ricordo con emozione le ore e i tanti fine settimana trascorsi in ufficio, con grande spirito ideale e gusto per il lavoro, proprio come per la New Horizon. Il CSR è uno strumento utilissimo. In questo nuovo scenario credo che sia importante capire come orientarci, armonizzando le vari visioni che compongono l’anima del CSR, anche con prese di posizione chiare. Non esistono cooperative buone o cattive: si tratta avere dei punti fermi, di condividere valori e ideali di base, e di non oltrepassarli. Credo sia giunto il tempo di dare vita ad una nuova fase constituente all’interno del CSR, proprio in quest’ottica.

Alla luce dell’Area Vasta cambia qualcosa nel CSR?
L’Area Vasta è una grande opportunità che dobbiamo sfruttare al meglio, ma proprio per questo ci vuole maggiore concertazione e condivisione, anche ideale, sui valori fondativi della cooperazione sociale. E il CSR, grazie alla dimensione della compagine associativa e all’ottimo lavoro svolto in questi anni, avrà un ruolo strategico dirimente e di equilibrio.

Carlo Urbinati

Carlo Urbinati, Presidente New Horizon e Vice Presidente CSR

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