Matteo Guaraldi, un anno di CSR: “Ho capito la forza della cooperazione sociale”
Dal novembre 2019 è collaboratore alla direzione del Consorzio
Proprio nel novembre del 2019, un attimo prima dello scoppio della pandemia, Matteo Guaraldi iniziava la sua collaborazione con il CSR. Dopo una formazione scientifica e gli studi di Economia e finanza a Bologna, inizia a lavorare per diverse aziende e in vari ambiti: una piccola agenzia di comunicazione, un’azienda di moda, una casa di produzione cinematografica in Francia, responsabile di una linea prodotto di un noto colorificio del territorio, come ultima tappa del suo processo di crescita professionale.
E adesso il CSR.
Sì, sto mettendo a frutto tutte le mie esperienze in questo nuovo incarico.
Che cosa sapevi prima di iniziare a lavorare per il Consorzio della cooperazione sociale?
Solo quello che leggevo sui giornali. Mi ero fatto l’idea di un mondo fatto di “missionari” o di “delinquenti”, vedi Mafia Capitale. Conoscevo però i servizi che le cooperative sociali svolgevano perché le vedevo all’opera in città.
Come è avvenuto l’incontro con il CSR?
La prima volta ho incontrato i vertici, per fare la loro conoscenza. In un incontro successivo, poi, il direttore Massimo Semprini: con lui ho aperto vari tavoli di discussione, svolto diversi incontri, che mi hanno permesso di aprire gli orizzonti e di avere una visione sul CSR ad ampio raggio.
E cosa hai capito?
Quante competenze anche trasversali ci vogliono per fare bene questo lavoro! Oltre alla concretezza e all’operatività: verticale – conoscenza dei vari settori, dall’igiene ambientale al trattamento dei rifiuti, etc – e orizzontale – gestione del personale, il tema della certificazione della qualità, le normative. Se posso usare alcune immagini, mi è sembrato, in questa fase di preparazione e conoscenza, di avere a che fare con dei ‘giganti’. Vedere il Cda al lavoro, sotto la presidenza di Gilberto Vittori, è stata un’esperienza straordinaria. Gilberto si muoveva come un direttore d’orchestra.
Di cosa ti occupi oggi?
Attualmente sto affiancando Massimo Semprini con l’obiettivo di integrarmi, di coordinare il lavoro di direzione. Cerco di svolgere consulenza per le cooperative associate; seguo le gare d’appalto, le convenzioni ex legge Regionale 17. Un lavoro immersivo che mi occupa in maniera importante.
Che cosa hai capito di questo mondo?
Le cooperative sono molto resilienti, forti, determinate, preparate. Ciò che è da perfezionare, secondo me, è la modalità di collaborare tra di loro, uniformando linguaggi e modalità operative. Sarebbe cioè importante creare un codice interno al mondo della cooperazione sociale.
Cosa ne pensi invece della cooperazione sociale?
È un mondo che deve esistere, è necessaria alla società per il ruolo che svolge. L’aspetto umano è predominante. Forte di questa consapevolezza, la cooperazione dovrebbe cercare di unirsi e riunirsi, cioè presentarsi in maniera compatta davanti ai propri interlocutori. Dove possiamo, proviamo a farlo noi con i nostri mezzi.
Che cosa ti colpisce di questo mondo?
A livello personale l’umanità di chi ne fa parte, ed era un aspetto che cercavo molto nel lavoro. Mi ha colpito poi la complessità della gestione di servizi così diversi, così articolati; penso ad una stessa cooperativa multiservizi che fa tanti lavori differenti. Questo significa avere la competenza di gestire la complessità. Mi sto affacciando su un mondo davvero sfaccettato, dove conta tutto: la territorialità, gli ambiti di competenza delle varie realtà, una rete relazionale importante con i servizi del territorio.
Che ruolo svolge o può svolgere il CSR?
È uno strumento, espressione delle volontà delle cooperative socie. È un megafono, un facilitatore. Anche per le procedure alle gare, ti presta e dà requisiti, ma concretamente poi è la cooperativa che gestisce il servizio.
Quindi, alla fine dei tuoi primi dodici mesi di CSR, come ti sembra oggi il mondo della cooperazione sociale?
È un mondo ricco di sfumature: non esiste solo il ‘bianco’ o il ‘nero’, ma c’è una fantastica scala di grigi che, nel nostro caso, quello della cooperazione sociale, significa tanta personalità e molteplici competenze che un esterno a questo settore stenterebbe a credere. Anche io, con il tempo e con l’esperienza, conto di poter dare il mio contributo per arricchire questa scala cromatica.
Che valore dai alla comunicazione interna ed esterna in realtà come quelle della cooperazione sociale?
Per quanto riguarda la comunicazione, siamo più concentrati sul ‘fare’ che a promuoverci, e lo capisco. La rendicontazione sociale però, argomento sempre più attuale nel Consorzio, spero possa dare i suoi frutti, perché oltre alla “semplice” esecuzione a regola d’arte, il mondo della cooperazione sociale ha come prima mission quello dell’inserimento nel mondo lavorativo di persone svantaggiate.
Un aneddoto significativo di questi primi dodici mesi?
In una delle prime riunione mi sono trovato attorno ad un tavolo in cui si parlava di spazzatrice, vasca, porter, compattatore a due assi, a tre assi.. non avevo idea, non capivo e mi sono chiesto se fossi la persona giusta. Poi in realtà, il senso di quel momento è stato poter conoscere direttamente diversi cooperatori e realtà locali. Oggi penso di essere la persona giusta al posto giusto, o per lo meno, cercherò di diventarlo. Ho voglia di dare il mio contributo umano e professionale: ho ancora molto da imparare, ma ho fiducia in me stesso e sento fiducia da parte della dirigenza e delle cooperative.
17 dicembre 2020