L’unione fa la forza. Nasce Confcooperative Ravenna-Rimini

INTERVISTA AL NEO PRESIDENTE LUCA BRACCI
CSR Consorzio unitario: “Valore aggiunto nello scenario attuale”

Le 336 cooperative aderenti a Confcooperative Ravenna e Rimini hanno detto ‘sì’: lo scorso 17 settembre 2018 a Cervia è nata infatti Confcooperative Ravenna-Rimini, che si propone d’ora in avanti come unica associazione e punto di riferimento per tutte le cooperative associate. Una realtà ‘forte’ di 127.700 soci, 17.400 occupati e un fatturato aggregato di 2,6 miliardi di Euro (NB: valori aggregati delle associate a Confcooperative) al cui vertice è stato eletto presidente all’unanimità Luca Bracci, già presidente di Conf Rimini, votato dai 400 delegati presenti; il ruolo di direttore invece è stato affidato a Andrea Pazzi, già direttore di Conf Ravenna. La giornata ha visto poi l’incontro tra i rappresentanti delle cooperative aderenti alle due associazioni a cui è seguito il primo saluto ufficiale di Bracci. La sede legale sarà a Ravenna, gli uffici operativi si suddivideranno fra il capoluogo bizantino, Faenza e Rimini.

Quali saranno i frutti di questa aggregazione? “Il processo di aggregazione – hanno sottolineato congiuntamente Carlo Dalmonte (presidente uscente di Confcooperative Ravenna) e Luca Bracci – porterà a una riorganizzazione del personale in un’ottica di specializzazione delle professionalità, maggiore presenza sui territori e avviamento di un’economia di scala che abbasserà i costi a favore di nuovi investimenti sui servizi per le cooperative. In secondo luogo una struttura più snella e flessibile ci darà la possibilità di cogliere in maniera più tempestiva le opportunità del mercato e tramutarle in stimoli per le nostre cooperative. Infine, unirsi è importante perché ci permetterà di diventare un sindacato più rappresentativo nei rapporti con le istituzioni e di tutelare al meglio gli interessi delle nostre imprese”.

Confcooperative Ravenna era nata nel 1948 e rappresenta 18 comuni, con cooperative impegnate in settori economici quali agroalimentare, sociale, logistica e servizi; Confcooperative Rimini invece è nata nel 1973 e rappresenta oggi 25 comuni, con cooperative impegnate in settori economici quali sociale, turismo e cultura. La nuova realtà vanta un capitale sociale 132 milioni di Euro, riserve per 566 milioni di Euro, utili per 8 milioni di Euro e un patrimonio intergenerazionale di 700 milioni di Euro (NB: valori aggregati delle associate a Confcooperative).

Molti gli ospiti della giornata: il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il presidente della Provincia di Ravenna Michele De Pascale, il presidente della Provincia di Rimini Andrea Gnassi, il Delegato CEI per la Pastorale sociale e del lavoro Mons. Mario Toso, il direttore di Confcooperative nazionale Fabiola Di Loreto, il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna, Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna e Fabio Dubolino, presidente Giovani imprenditori cooperativi di Confcooperative.

Se il neo direttore Pazzi nel suo intervento ha sottolineato che la nuova Conf Ra-Rn si impegnerà per offrire “un miglior servizio, maggior presenza, efficiente organizzazione, più forza di rappresentanza nei confronti delle istituzioni”, con l’obiettivo, tra gli altri, di favorire la nascita di nuove cooperative, Luca Bracci, nel suo intervento da neo presidente, ha voluto invece rivolgere la sua attenzione sul valore di questa nuova unione territoriale che “riveste una grande importanza, sia in termini di rappresentatività, sia per il valore che assume in Emilia Romagna, regione dove risultiamo essere le prime Confcooperative provinciali a unirsi”.

Presidente Bracci, quando avete iniziato a pensare ad una aggregazione tra Confcooperative provinciali?
I primi incontri per parlare della possibile unificazione delle tre confcooperative provinciali di Ravenna Forlì-Cesena e Rimini risalgono ormai a circa sei anni fa, con la creazione di un gruppo lavoro che aveva come obiettivo quello di iniziare a conoscere le tre strutture.

Come è stato questo cammino?
Piuttosto lungo, e non a caso: durante i vari incontri era emersa l’esigenza di proseguire il percorso in maniera graduale nel rispetto delle radici e della storia di ognuno. Per questo abbiamo condiviso l’obiettivo di arrivare alla costituzione di una unica confcooperative in due tappe, di cui la prima fosse la fusione delle confcooperative Ravenna e Rimini e, poi, quella con Forli-Cesena.

Quando vedremo una Confcooperative Romagna?
Ci siamo già messi al lavoro, sotto il coordinamento del presidente della Confcooperative Emilia-Romagna.

È trascorso solo un mese dalla nascita di Confcooperative Ravenna-Rimini: quali sono stati i primi passi, quali i prossimi?
Ci siamo già messi al lavoro per riorganizzare le strutture e renderle più efficienti e poter così rappresentare le nostre associate in più settori rispetto a quelli già coperti; ci stiamo adoperando poi per l’unificazione dei centri servizi e per poter garantire servizi a 360 gradi. Inoltre stiamo già lavorando su due progetti che vedono la partecipazione di cooperative di vari settori per garantire ai soci lavoro e, nello stesso tempo, realizzare opere di interesse generale e sociale.

Una riflessione sull’importanza della cooperazione oggi, alla luce di un mercato del lavoro che è cambiato e sta cambiando rapidamente.
Direi che oggi più che mai c’è bisogno di cultura cooperativistica: la società cooperativa è una forma di società senza fini di speculazione privata (art. 45 della Costituzione) pertanto accantona e reinveste nell’attività della società stessa per creare nuovo lavoro, utilità sociale e per finalità di interesse generale, nel rispetto di quel principio di solidarietà intergenerazionale che mira a consolidare una società che possa garantire lavoro e dare risposte a bisogni anche alle generazioni future. Oggi più che mai abbiamo bisogno di questo tipo di società

Quale ruolo oggi per le centrali cooperative?
Il ruolo delle centrali cooperative oggi è più importante: le cooperative da sole di fronte alle istituzioni sono sempre più deboli e hanno bisogno di un soggetto forte e rappresentativo che dialoghi a tutti i livelli con le istituzioni e che abbia un forte potere contrattuale. Per questo bisogna unirsi: per rappresentare un più elevato numero di cooperative e quindi un numero aggregato di soci e di fatturati rilevante.

Anche le cooperative si stanno aggregando: ritiene la dimensione di queste imprese un passaggio imprescindibile per restare sul mercato con maggiore competitività?
Certamente questo è un passaggio fondamentale, soprattutto per le cooperative che devono essere brave a trovare quella forma di aggregazione che consenta loro di rimanere sul mercato e che, nello stesso tempo, garantisca la partecipazione del socio alla vita, attività e governance della cooperativa e ne mantenga il collegamento con il territorio di appartenenza.

Che ruolo e valore attribuisce nello scenario attuale ad un Consorzio come il CSR che associa coop aderenti sia a Conf che Lega?
L’essere un consorzio unitario è un valore aggiunto per il CSR, soprattutto in un momento come questo dove diventa sempre più importante guardare al futuro come struttura associativa di rappresentanza unica. All’interno di un consorzio inoltre, nella logica del principio cooperativistico della solidarietà intercooperativa, sarà più semplice nei momenti di necessità aiutarsi tra cooperative o aiutare quelle più piccole, aggregandole ulteriormente se serve; il tutto sempre nella logica di salvaguardare il socio e il lavoratore.

24 ottobre 2018


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