Legge 17. Alberto Alberani, LegaCoop: “Ora possiamo creare nuovi posti di lavoro”
Dott. Alberani, le convenzioni ex Legge 17 hanno avuto uno stallo di oltre un anno: come valuta questo fatto? Chi ci ha rimesso?
Lo stallo è stato, paradossalmente, positivo. È vero, siamo stati bloccati un anno con il lavoro e questo non ha aiutato la stipula di nuove convenzioni: un dato sicuramente negativo. Ma il percorso è stato positivo: essendo obbligati a uniformare le convenzioni provinciali in un’unica convenzione regionale, lo stallo ci ha permesso un approfondimento giuridico che ci ha dato la possibilità di riconoscere e valorizzare a 21 ore la commessa, anche dove prima era a tempo pieno. C’è stato un grande lavoro dietro, anche in collaborazione con i sindacati.
Nonostante lo stallo, lo strumento è ancora credibile?
Lo strumento è credibile e attuale. Però l’articolo 22 della Legge 17 va ripensato e modificato. È stato definito nel 2005, sono passati 13 anni e in vista della conferenza regionale ‘lavoro e disabilità’ del prossimo giugno 2018 a Bologna, ritengo che abbiamo il dovere, come cooperazione sociale, di proporre delle modifiche, sulla base della verifica del lavoro fatto in questi tredici anni.
Ora si procede con la nuova ‘convenzione’ quadro regionale sulla Legge 17: quali saranno, secondo Lei, i vantaggi di questa uniformità?
I vantaggi saranno quelli di favorire il lavoro di molte altre persone disabili all’interno delle cooperative sociali: il vero vantaggio è creare posti di lavoro per persone disabili. Posti di lavoro VERO, sottolineo: assunzione, contratto di lavoro; non tirocini formazione o altre cose similari. Noi con questa nuova convenzione possiamo creare posti di lavoro per chi farebbe fatica ad avere un posto di lavoro vero. In seconda battuta le coop sociali potranno crescere e più imprese potranno ottemperare alla Legge 68.
Come potrebbe crescere l’utilizzo delle convenzioni ex Legge 17? La diffusione della conoscenza di questo strumento dovrebbe essere in carico a chi, oppure: chi se ne occuperà?
Io penso che noi, come associazioni cooperative regionali e territoriali, abbiamo la responsabilità di proporre questo strumento alle altre associazioni di rappresentanza datoriali, a cui possiamo proporre accordi quadro regionali e favorire l’incontro con le nostre associate. La diffusione dovrebbe avvenire con la sottoscrizione di protocolli, per esempio, tra ACI, Legacoop, Confcooperative, Confindustria, Confartigianato, Cna, Confagricoltori, etc.
Il territorio di Rimini è uno dei più virtuosi dal punto di vista della stipula di queste convenzioni: secondo Lei da cosa è dipeso? Si tratta di un territorio più ricettivo, a livello imprenditoriale, oppure è stata decisiva l’attività di promozione di queste convenzioni da parte, per esempio, del CSR?
Il territorio di Rimini ha avuto questa performance perché tutto il merito va al Consorzio Sociale Romagnolo. Ha interpretato in modo corretto questa possibilità, creando posti di lavoro importanti. In Regione la diffusione non è omogenea: dove ci sono stati consorzi che hanno avuto sensibilità, stimolati da cooperative, allora si sono avute convenzioni. Penso anche a Modena, per esempio. In altri territori non c’è stato questo attivismo. Non vuol dire che quegli altri territori hanno lavorato male o peggio di Rimini: vuol dire che le condizioni di quel territorio erano diverse. Ci sono territori, per esempio, dove i centri per l’impiego funzionano molto bene e le persone svantaggiate hanno trovato lavoro più facilmente.
Che ruolo ha giocato Lega Coop in questo frangente?
Ha giocato il suo ruolo di animatore, di rappresentanza politica: ha cercato di ascoltare, di rappresentare di modificare le cose in favore delle proprie associate. Abbiamo saputo recepire stimoli importanti dai territori. Senza quegli stimoli noi facciamo fatica a fare rappresentanza. Nel primo ‘giro’ non abbiamo ottenuto l’obiettivo, poi abbiamo fatto un secondo ‘giro’ dove abbiamo dovuto spingere per modificare la convenzione, ottenendo l’obiettivo. Il ruolo è stato ‘classico’ di un’associazione che deve ascoltare e recepire e poi difendere gli interessi per i propri associati, fare rete. Il tutto grazie ad una bella sinergia e sintonia con Confcooperative. Essere in due è stato molto importante.
8 marzo 2018