Investimenti e serietà professionale nei servizi cimiteriali: en plein del CSR

Cimitero [dal lat. tardo coemeterium,
«dormitorio, cimitero»; «mettere a giacere»] luogo destinato alla sepoltura dei morti.

Formica, Ccils, Micromec e Coop134 sono le quattro cooperative che il CSR Consorzio Sociale Romagnolo ha coinvolto per la gestione dei servizi cimiteriali dei comuni di Rimini, Santarcangelo e Bellaria-Igea Marina, dopo aver vinto la gara disposta da Anthea. Un risultato importante per il Consorzio e le cooperative che si occuperanno del servizio. E, in considerazione che è ancora la cooperativa La Formica a curare lo stesso servizio per i Comuni di Tavoleto, San Clemente, Auditore, Montecalvo in Foglia, Mondaino, Montegridolfo, Tavullia, Montescudo, Montecolombo, San Clemente, Misano Adriatico, si comprende bene come il CSR e le sue cooperative siano diventate un punto di riferimento importante per lo svolgimento di uno dei compiti più delicati e complessi, soprattutto dal punto di vista umano: la cura del ‘caro estinto’. Ma in cosa consiste questo lavoro?
Ne parliamo con Octavian Ceban, della Coop La Formica, che coordina i servizi cimiteriali.

Ceban cosa intendiamo di preciso con Servizi cimiteriali?
Nell’ambito dei servizi cimiteriali sono ricomprese diverse attività quali operazioni di inumazione, tumulazione delle salme, estumulazioni, esumazioni ordinarie e straordinarie. Lo svolgimento di tali attività prevede operazioni delicate quali la movimentazione dei feretri nei loculi, tombe, ossari e cinerari, e attività collaterali quali interventi igienico sanitari di sanificazione dei loculi e servizi di portineria, custodia e sorveglianza che ad oggi svolgiamo presso il Cimitero civico e monumentale di Rimini.

Da quanti anni svolgete questo incarico?
Questo servizio abbiamo iniziato a svolgerlo come La Formica direttamente ormai circa otto anni fa, con il Comune di Rimini. Quando il Comune ha dato il servizio ad Anthea, loro lo hanno assegnato a noi. Poi tramite CSR. Le persone che abbiamo impegnato sono una decina fisse e c’è poi altro personale di supporto. Tutti fanno una formazione specifica e in particolare i capisquadra seguono un corso da necroforo, che permette loro di svolgere quell’incarico.

 

Due parole che descrivano le caratteristiche base di questo servizio?
Investimenti e serietà professionale, che sono alla base dei nostri risultati.

Quante persone svantaggiate lavorano in questo settore?
Il bando prevede che il 30% del personale impiegato nello svolgimento dei servizi appartenga a categorie svantaggiate.

Come valuta questo tipo di lavoro?
È un lavoro difficile da gestire, impossibile da programmare. Si organizza tutto il giorno prima, quando riceviamo la notizia del decesso. Seguiamo oltre una decina di comuni. Si tratta di un incarico molto sensibile: cerchiamo di essere “quasi invisibili”, nel senso che non dobbiamo infastidire le persone presenti al funerale che stanno vivendo un momento delicato.

Utilizzate particolari strumenti o tecnologia?
Abbiamo acquistato attrezzatura elettrica, lettighe alza feretri, sollevatori, per tutelare gli aspetti di salute e sicurezza dei nostri lavoratori. Oggi utilizziamo inoltre modalità nuove di chiusura loculi, con lastre in fibro cemento. Non si fanno più muri e questo ha consentito di ridurre il tempo delle tumulazioni di circa 15 minuti. Tutte modalità che ci permettono di agire rapidamente e di essere il meno invasivi possibili.

La richiesta più stravagante mai avuta?
Mi hanno chiesto una volta di fare un foro tra i due loculi perché i defunti si parlassero. Ma non è stato possibile: c’è un preciso regolamento che vieta questo genere di iniziative.

[22 giugno 2018]


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