I nuovi volti del CdA del CSR. Intervista a Gianni Angeli, Direttore de Il Solco: “Cooperative: sempre più imprese sociali”

[27 aprile 2016]

Gianni Angeli è Direttore e Vice presidente della Cooperativa Sociale Il Solco e membro del CdA del CSR Consorzio Sociale Romagnolo dal 2015. Ha 47 anni, è sposato e ha un figlio. Entra nella cooperativa nel 1993, prima come volontario poi come dipendente dall’aprile 1994. Nel giro di ventidue anni Il Solco passa da 5 a 102 dipendenti, trasformandosi da ‘Fondazione’ a Cooperativa sociale di tipo B. Nelle sue parole la presentazione dell’attività della sua cooperativa, impegnata nel recupero e nello smaltimento dei rifiuti, e l’analisi del complesso momento storico che la cooperazione sociale sta attraversando.

Gianni Angeli, quali sono state le origini de Il Solco?

All’inizio era una Fondazione per la Cooperazione Sociale e missionaria con sede a Savignano sul Rubicone, che basava il tutto sul volontariato: io partecipavo alle raccolte missionarie 2 o 3 volte all’anno in cui raccoglievamo indumenti usati e materiali vari da inviare ai missionari. Nel 1993 lavoravo in una azienda che costruiva macchine per il legno: in quell’anno decido di diventare socio sovventore del Solco, per dare una mano quando mi era possibile, e nell’aprile del 1994 vengo assunto dal Solco. Eravamo cinque dipendenti, oggi siamo centodue.

Quali sono i principali servizi in cui siete impegnati?

Il Solco è attivo principalmente nella raccolta, selezione e nello smaltimento di rifiuti recuperabili e non. Abbiamo in proprietà due impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti: il principale a Savignano dove viene conferita e selezionata la maggior parte della raccolta differenziata urbana del territorio del Rubicone e di oltre 300 clienti privati per un totale di circa complessive 35mila tonnellate ogni anno e l’altro più piccolo a Cesena. All’impianto di Savignano non arrivano solo i nostri mezzi, ma anche mezzi di terzi.

Che tipi di rifiuti trattate?

Raccogliamo sia rifiuti speciali (provenienti da aziende private) sia rifiuti urbani (cassonetti e bidoni stradali o containers posizionati all’interno dei Centri di Raccolta). Abbiamo autorizzazioni per smaltire circa 100 diversi codici di rifiuti. Al nostro impianto raccogliamo infatti carta, cartone, vari tipi di plastica, legno, materiali ferrosi, vetro e rifiuti misti. Assolutamente nessun rifiuto tossico.

Dove si trovano gli impianti?

L’impianto principale è a Savignano sul Rubicone: 17mila metri quadrati in proprietà sui quali siamo autorizzati a trattare rifiuti per complessive 83mila tonnellate annue. Il secondo è un piccolo impianto di circa 300 mq autorizzato in una zona industriale a Cesena dove vengono stoccati contenitori dei toner esausti o RAEE di cui siamo entrati in possesso due anni fà tramite una fusione per incorporazione con la Cooperativa Sociale Humanitas di Cesena.

E oltre la raccolta differenziata?

Recuperiamo i rifiuti trasformandoli in materie prime seconde. Per esempio abbiamo 3 impianti di triturazione delle plastiche rigide per creare macinati da rivendere alle aziende produttrici di manufatti.

I numeri della Cooperativa Il Solco?

La coop ha 102 dipendenti di cui 37 svantaggiati, pari al 35%. Abbiamo molti automezzi di grande dimensioni, in totale 37 mezzi di cui 15 completi di impianto scarrabile e caricatore e 3 rimorchi. Chiaramente l’utilizzo di queste attrezzature e automezzi rendono difficile l’inserimento lavorativo.

I vostri clienti principali quali sono?

In questi ultimi anni il Gruppo HERA: abbiamo contratti diretti con HERAMBIENTE per lo stoccaggio e selezione dei rifiuti recuperabili e, grazie alla vittoria degli ultimi mesi dei due appalti provinciali, effettuiamo i servizi inerenti la raccolta differenziata dei rifiuti con il CSR nella provincia di Rimini e con CICLAT Trasporti e Ambiente in quelle di Rimini e Forlì Cesena. Altri clienti importanti sono le cartiere o aziende del settore plastico a cui vendiamo i rifiuti o materie prime seconde recuperate.

Qual è il fatturato della cooperativa?

Fatturiamo circa 5 milioni e mezzo di Euro annui con un +8% rispetto al 2014. Siamo ben patrimonializzati: la struttura e tutte le attrezzature sono di proprietà per un valore complessivo di 3 milioni e mezzo di Euro.

Quando è entrato nel CdA del CSR?

Personalmente sono entrato nel 2015 mentre come Il Solco siamo soci del CSR dal 2003. Abbiamo scelto di diventare soci perché già da diversi anni avevamo capito che era fondamentale stare insieme per affrontare al meglio il mercato, che poi è esattamente quello che spesso oggi ci stanno obbligando a fare. Una cooperazione sociale forte e coesa che condivide gli stessi obiettivi è fondamentale e sempre più un unico interlocutore che la rappresenti riesci a raggiungere maggiori risultati rispetto a tante piccole cooperative che si muovono singolarmente.

Come cambia la sua percezione del CSR ora che partecipa anche al CdA?

Rispecchia le sensazioni che avevo da “semplice” socio. Sicuramente entro più nel merito della vita del Consorzio, con responsabilità importanti in quanto si prendono decisioni che incidono sulla vita delle cooperative socie.

Che tipo di lavoro sta svolgendo il CSR?

Cerchiamo di fare soprattutto massa critica e aggregazione: il CSR nel riminese ha una forza ‘politica’ importante, perché raduna tante cooperative sociali di tipo B. Dal punto di vista gestionale, come dicevo prima, avere un referente unico per clienti pubblici come i comuni, o come Hera, è fondamentale.

E il CSR di Area Vasta come si sta muovendo?

Il CSR di Area Vasta darà sicuramente una visibilità diversa e più importante al CSR, ma occorre ora trovare un compromesso diverso: l’esperienza positiva del riminese ed il tanto lavoro fatto fino ad oggi per le persone svantaggiate, devono riuscire ad essere condivise e dove possibile migliorate con tutte le nuove cooperative delle altre province romagnole.

Si sta discutendo in questi mesi del ‘futuro’ del CSR. Cosa ne pensa?

Si tratta di incontri che hanno come obiettivo quello di trovare la soluzione migliore perché il CSR abbia la giusta collocazione nel mercato del lavoro di oggi. Dobbiamo dimostrare che il mondo delle buone cooperative che lavorano con persone svantaggiate può stare al passo con le aziende normodotate. È lo stesso spirito che ha spinto noi del Solco sin dall’inizio della nostra storia.

Qual è allora la chiave di questo percorso?

Dobbiamo trasformarci da cooperative sociali a imprese sociali. Le cooperative come erano impostate una volta ora non funzionano. E’ finita l’epoca degli affidamenti diretti: ora il CSR deve fare sintesi perché le cooperative aderenti si sviluppino attraverso il CSR e possano avere maggiore visibilità. Sono 20 anni che combatto per far capire che le cooperative sociali sono vere imprese e che lo svantaggio delle persone che inseriamo non è uno svantaggio lavorativo. Anzi: ogni inserimento diventa un vantaggio per la collettività.

Lo scorso 18 aprile 2016 il nuovo codice degli appalti ha vietato il massimo ribasso. Cosa accadrà?

Ora si dovrebbe valutare l’offerta economicamente più vantaggiosa, che metta insieme offerta economica ed offerta tecnica. Significa che non si possono più fare gare al massimo ribasso. Formalmente questo dovrebbe evitare che il prezzo sia l’unico criterio, ma bisogna che gli appalti siano impostati e costruiti in maniera corretta da parte delle pubbliche amministrazioni che devono dare sempre maggiore punteggio ai progetti tecnici e soprattutto sociali rispetto alla sola riduzione economica.

‘Buone’ e ‘cattive’ cooperative: alcuni mesi fa, dopo i fatti di Roma, abbiamo assistito a diverse raccolte firma in tutto il Paese per combattere le ‘false’ cooperative. Il rischio è tramontato?

In questi anni sono nate tante cooperative sociali ad hoc per partecipare alle gare. Invece noi del CSR dobbiamo dimostrare che siamo vere cooperative sociali, che hanno una storia importante. Il CSR deve valorizzare la buona cooperazione!

Le cooperative sociali riminesi, invece, sono piuttosto ‘antiche’.

Infatti. Molti dei cooperatori che oggi aderiscono al CSR hanno partecipato ad un corso di formazione ben venti anni fà, che si chiamava proprio ‘New Horizon’, come la cooperativa oggi guidata da Carlo Urbinati. A quel corso partecipai io, Gilberto Vittori, lo stesso Urbinati, Werther Mussoni, Pietro Borghini, solo per citarne alcuni. Molti dei dirigenti della cooperazione sociale riminese di oggi provengono quindi proprio da lì.

E il futuro del Solco?

Abbiamo appena acquistato terreni per 27mila metri: desideriamo ampliare l’attività per aumentare i posti di lavoro. Come Il Solco credo che in oltre 30 anni di vita abbiamo ampiamente dimostrato che si possa essere al tempo stesso cooperativa sociale è anche buona impresa.


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