CSR, impatto sociale ed economico: risparmiati oltre 3,4 milioni di euro grazie agli inserimenti lavorativi

Comincia a prendere corpo l’indagine VIS, il progetto di Valutazione dell’Impatto Sociale promosso dal CSR in collaborazione con l’Università di Bologna. Un impegno pluriennale, inaugurato nella primavera del 2022 che ha come intento quello di misurare i risultati e l’impatto generato dalle cooperative associate al Consorzio sui beneficiari diretti e indiretti delle loro attività. E di evidenziare i cambiamenti generati sui territori di riferimento dal CSR, grazie alle relazioni esistenti tra le associate.

Così, nel corso dell’ultima Assemblea dei Soci del CSR, svolta il 13 dicembre 2024, sono stati presentati i risultati preliminari della raccolta dati relativa all’anno 2023, che ha visto l’implementazione del “protocollo 2.0”, un’evoluzione del sistema di misurazione rispetto all’anno precedente.

“Questi primi dati – sottolinea il CSR – restituiscono con la forza dei numeri il valore sociale a livello di welfare che ha la cooperazione sociale di tipo B. Sono la dimostrazione che gli inserimenti lavorativi non solo cambiano la vita delle persone che, attraverso il lavoro, ritrovano la propria dignità e un posto nel mondo, la possibilità di vivere una vita attiva, bella. Ma che anche la società intera ne trae beneficio, risparmiando risorse importanti”.

“La sostenibilità del processo di raccolta – racconta il team di ricerca dell’Università di Bologna, composto da Chiara Monduzzi, Giorgia Bonaga e Sabrina Gigli – e misurazione dei dati vene garantita grazie all’approccio incrementale e migliorativo del protocollo (da 1.0 a 3.0). Se la complessità sta aumentando negli anni, essa va comunque di pari passo con la capacità e l’esperienza delle associate nel raccogliere i dati.”

Risparmio di oltre 3,4 mln di euro per la Pubblica Amministrazione

L’analisi della performance economico-finanziaria (Livello 1) delle cooperative aderenti al progetto VIS ha evidenziato un impatto significativo: grazie agli inserimenti lavorativi di persone con svantaggio, il 60% del campione ha generato oltre 3,8 milioni di euro di benefici per la Pubblica Amministrazione, a fronte di un costo di circa 436mila euro. Questo si traduce in un risparmio di oltre 3,4 milioni di euro, con un rapporto beneficio-costo pari a 8,8.

Inclusione lavorativa e dati occupazionali

Per quanto riguarda la performance socio-ambientale (Livello 2), al 31 dicembre 2023 il 75% delle cooperative partecipanti al progetto contava un totale di 2.544 dipendenti della parte B, di cui 962 con svantaggio certificato e non, pari al 38%. L’analisi ha rivelato che questi lavoratori hanno un’età media di 50 anni, sono per il 68% di genere maschile, e nell’83% dei casi, sono assunti con un contratto a tempo indeterminato. Inoltre, la maggior parte (55%) presenta una disabilità fisica, seguita dalla disabilità psichica (18%).

Relazioni con la comunità e sviluppo territoriale

Infine, è stata presentata l’analisi del questionario somministrato alle cooperative riguardante le relazioni con la comunità e lo sviluppo territoriale (Livello 3), che ha registrato un tasso di risposta del 70% delle associate.

È stata analizzata l’intensità e la tipologia del legame delle cooperative con i propri stakeholder, attraverso 5 livelli: informazione, consulenza, co-progettazione, co-produzione e co-gestione. I risultati hanno mostrato che il 77% delle cooperative coinvolge attivamente i servizi locali per co-progettare, e il 69% lavora con la Pubblica Amministrazione in progetti di co-progettazione.

Per quanto riguarda la co-produzione, il settore risulta fortemente orientato al mercato pubblico: nell’86% dei casi la Pubblica Amministrazione è un acquirente e/o un committente della cooperativa. Tuttavia, emerge un forte desiderio di diversificazione: il 93% delle cooperative ritiene fondamentale incrementare le opportunità nel mercato privato per garantire un maggiore equilibrio tra pubblico e privato.

Nel livello più intenso, quello della co-gestione, il 64% delle cooperative ha dichiarato di gestire le proprie attività all’interno di un progetto comune insieme ad altre cooperative e imprese sociali. L’amministrazione condivisa, invece, non è ancora pienamente integrata nei rapporti con la Pubblica Amministrazione (50%), sebbene il 64,5% delle cooperative abbia manifestato interesse a esplorare nuove forme di collaborazione con il settore pubblico.

“Questi risultati preliminari – precisa la dr.ssa Monduzzi -, basati su un campione ancora limitato, verranno ulteriormente consolidati con l’ultima fase di raccolta dati e con la somministrazione dei questionari finalizzati a misurare il cambiamento sociale generato sia sui beneficiari diretti, i lavoratori con svantaggio, che su quelli indiretti, i clienti e i committenti”.

28 febbraio 2025


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