CSR di Area Vasta. Intervista a Cesare Zavatta, Presidente de Lo Stelo
L’ingresso nel Consorzio Sociale Romagnolo: ‘Una scelta strategica’
Nel mondo della cooperazione sociale dal 2001, a parte una breve parentesi in CNA, Cesare Zavatta, 41enne residente a Castiglione di Cervia, dal 2014 è Presidente della Cooperativa Sociale Lo Stelo ed è responsabile anche dell’area A della cooperativa. Da qualche settimana siede all’interno del CDA del CSR come membro invitato permanente
Presidente Zavatta, ci racconti brevemente la storia della cooperativa Lo Stelo.
Lo Stelo è una cooperativa sociale mista, di tipo A e B, che nasce nella zona cervese nel 1986 su iniziativa spontanea di alcuni volontari e di un gruppo di famigliari di tossicodipendenti. Nel tempo diventa parte integrante della cooperativa San Vitale, ma nel 1996 torna autonoma. A tutt’oggi lavora nel campo della disabilità e del disagio sociale specialmente sul territorio del Comune di Cervia, operando, per la parte B, nella raccolta differenziata, manutenzione aree verdi, servizi cimiteriali, pulizie civili o ambienti pubblici. Per la parte A invece si occupa di servizi socio educativi, gestendo un centro socio occupazionale con annesso un laboratorio-copisteria ben attrezzato ed un laboratorio lavorativo protetto per utenti psichiatrici. Ha 60 soci e circa 15 dipendenti: complessivamente, il 50% della propria forza lavoro fa parte delle categorie dello svantaggio.
Perché avete aderito al CSR?
Lo Stelo è nel CSR dal 2013. La scelta è stata strategica ed è stata dettata dal fatto che oggi si ragiona esclusivamente su area vasta, ed è necessaria una sinergia sempre più stretta con istituzioni che sono sempre meno ‘provinciali’ e ‘comunali’ e sempre più orientate su scala romagnola: l’abolizione delle province, probabilmente quella delle camere di commercio, le ASL che sono confluite nell’unica ASL di Romagna, LegaCoop che ha creato LegaCoop Romagna. Entrare in questa logica è fondamentale per aumentare visibilità e massa critica. Inoltre, avere più cooperative al proprio interno, vuol dire poter offrire maggiori servizi, essere più competitivi, dare risposte puntuali all’ente pubblico che chiede specializzazione.
Come si trova all’interno del CSR, in qualità di membro permanente?
Molto bene: diverse persone le conoscevo già perché ho fatto parte del comitato tecnico che, dall’autunno 2014 alla primavera 2015, ha lavorato per creare un documento unico che fosse utile per incentivare le cooperative di Ravenna, Forlì e Cesena ad entrare nel CSR. Il CDA del CSR è composto da persone competenti, appassionate, che hanno a cuore il mondo della cooperazione sociale e che deliberano nell’interesse dei propri associati.
Quali sono gli scenari sui quali si dovrà muovere la cooperazione sociale nel prossimo futuro?
C’è uno scenario generale che sarà determinato dall’interpretazione che i nostri partner committenti della PA daranno della norma contenuta nella finanziaria 2014 per l’anno 2015 che modifica l’articolo 5 della legge 381: una modifica che rende più difficoltosi gli affidamenti diretti e introduce ‘confronti’ fra cooperative e altri fornitori, in un’ottica giusta di trasparenza e di parità di trattamenti. È una norma interpretabile che va però riempita di un contenuto politico adeguato. Questo deve essere il nostro ruolo: dare input politici alle centrali appaltanti, ovvero agli enti pubblici, per far sì che questo principio di uguale trattamento fra attori non vada a discapito delle cooperative sociali e del proprio radicamento territoriale. Uno scenario più contingente sul quale invece dovremo misurarci, e presto, è quello relativo alla gestione dei servizi di igiene ambientale: dobbiamo farci trovare preparati. Il Consorzio Sociale Romagnolo giocherà un ruolo decisivo, potendo fare leva su qualità e professionalità dei servizi svolti dalle proprie cooperative, e la conoscenza del territorio.