Cooperativa La Pieve, con i disabili nel cuore
Le nuove cooperative del CSR: intervista a Idio Baldrati, presidente de La Pieve di Ravenna.
Ha appena festeggiato trentanni di vita la cooperativa di tipo A e B La Pieve di Ravenna, dal 2015 associata al CSR Consorzio Sociale Romagnolo. Con il presidente Idio Baldrati ripercorriamo questa storia che muove i passi dall’incontro con don Matteo Solaroli e don Sante Bertarelli, rispettivamente parroco e cappellano di Mezzano, che alla fine degli anni ’70 seppero ispirare un gruppo di ragazzi coinvolgendoli in attività di volontariato.
Dott. Baldrati, cosa ricorda di quegli anni?
Eravamo ragazzi e questi due sacerdoti ci hanno invitato a frequentare anziani, disabili: ci hanno aiutato a sviluppare una sensibilità peculiare, avvicinandoci al sociale in questo modo. Quando vennero trasferiti ad Argenta di Ravenna, aprirono una casa famiglia per disabili: io sono stato il primo obiettore di coscienza ad entrarci. Era l’inizio degli anni ’80: mi sono sposato e ho trovato lavoro presso il Centro di Formazione Professionale. C’erano diversi corsi per disabili ma ci ponemmo subito il problema del dopo: cosa avrebbero fatto dopo il corso? Chi si sarebbe occupato di loro, a parte le famiglie? Nasceva così la cooperativa La Pieve, ad Argenta nel 1988. Poi nel 1990 quando uno dei due sacerdoti diventò direttore dell’Opera Santa Teresa di Ravenna, ci siamo spostati e abbiamo iniziato a collaborare con loro.
Quali sono state le tappe salienti della vostra storia?
Nel 1988 quando nasce la cooperativa eravamo impegnati in essa come volontari. Nel 1991 abbiamo aperto il primo centro, dove abbiamo accolto 10 ragazzi disabili, in un’azienda agricola, e abbiamo iniziato a lavorare come imprenditori. Ci ricavavamo il nostro stipendio dalla vendita delle piante, dei fiori. Poi nel 1993 abbiamo aperto il primo centro residenziale e via via il lavoro e i servizi si sono ampliati. Oggi la Cooperativa La Pieve gestisce sette Centri Residenziali tra i quali Centri Socio Riabilitativi, Gruppi Appartamento, Casa Famiglia; otto Centri Diurni: Socio-Occupazionali; un Centro Diurno per minori e un Servizio di Prolungamento Orario.
Qual è la dimensione della cooperativa oggi?
Attualmente abbiamo stabilmente 250 dipendenti tra normodotati e svantaggiati. Arriviamo a punte di 280 durante la stagione estiva o primaverile dove nel nostro gruppo di manutenzione del verde o disinfestazione è più sollecitato. I soci della cooperativa sono 150 e per la parte B gli svantaggiati corrispondo al 45% del totale.
Verde, artigianato, disinfestazione: quali sono i vostri settori di maggior ‘peso’ dentro la cooperativa?
Ci occupiamo di disinfestazione contro la zanzara tigre per enti pubblici, in particolare i comuni di Ravenna e Cervia e per enti privati, soprattutto: curiamo 750 condomini nei quali svolgiamo questo tipo di servizio. Poi abbiamo il settore della manutenzione del verde che è molto importante: siamo organizzati in due gruppi, uno ad Argenta che impiega dieci persone e uno a Ravenna con diciassette persone e una decina di automezzi tra cui due cestelli per le potature. Il nostro settore artigianale invece è più che altro legato ai centri socio occupazionali: realizziamo oggetti in ceramica o intrecciati con i vimini. Ma non si tratta di grandi produzioni.
Qualche settore emergente?
Abbiamo aperto un settore di recupero rifiuti, disassemblaggio rifiuti ingombranti e raccolta differenziata per l’azienda SOELIA,una piccola multiutility del Comune di Argenta. Il nostro radicamento sul territorio ferrarese argentano è importante: stiamo implementando alcune nuove attività, ad esempio piccole manutenzioni e trasporto anziani da e per centri diurni. Lo facciamo per il Consorzio Il Sol.Co.
Chi sono i vostri maggiori clienti?
Le AUSL, i Comuni per la parte assistenziale; per la parte di inserimento lavorativo siamo impegnati per SOELIA di Argenta. Ma lavoriamo soprattutto sul privato. Non abbiamo sviluppato un settore nel verde rivolto solo agli enti pubblici, altrimenti ci saremmo dovuti presto ‘scontrare’ con altre cooperative: abbiamo scelto di puntare sul privato. Abbiamo tantissimi piccoli clienti.
A quanto avete chiuso il bilancio 2018?
A 8 milioni e 200mila Euro.
Ad aprile 2015 risale l’adesione al CSR. Sono trascorsi 4 anni ormai. Perché avete aderito?
Venivamo dall’esperienza di Agape. Per alcune attività che svolgiamo, abbiamo ritenuto strategico stare in un consorzio di area vasta, romagnolo. Ecco perché abbiamo chiesto di entrare nel CSR: facciamo alcune attività, non moltissime ancora, perché il nostro settore pubblico non è ampio. Abbiamo confluito nel CSR la gestione del canile municipale di Ravenna e la manutenzione del verde in convenzione con Acer sempre a Ravenna.
Dopo 4 anni di adesione al CSR, come valutate il lavoro del Consorzio?
Si tratta di un’adesione molto positiva: ci avvisano per le gare di appalto, ci offre tanti servizi a cui difficilmente avremmo accesso come cooperativa. Essendo noi più orietnati sul privato per tanti bandi pubblici abbiamo remore a partecipare. In questo il CSR ci sostiene.
Il mondo della cooperazione è cambiato e sta cambiando ancora: che prospettive per la vostra cooperativa?
Le difficoltà ci sono: con le gare d’appalto la burocrazia ci ha fatto fare tanta fatica. Con gli affidamenti diretti, e la prevalenza di clausole sociali, c’era più possibilità di sviluppo. Oggi ci stiamo concentrando soprattutto sulla parte assistenziale. Le famiglie invecchiano e ci sono tanti ragazzi disabili che rischiano di restare da soli. È un’emergenza che si sta verificando. Oggi stiamo gestendo cinque centri residenziali per disabili, di tutte le età. In un centro accogliamo disabili minori con sindrome dello spettro autistico. Abbiamo questa vocazione che ora cerchiamo di sviluppare, qui investiremo. Per la parte B invece in via sperimentale stiamo gestendo due ostelli nel comune di Argenta: uno in località Campotto, con un’area museale molto bella, e l’altro in località di Anita, vicino alle valli di Comacchio. Si tratta di un agglomerato di case costruito nel ventennio.
Che prospettive per la cooperazione sociale, in generale?
Buone direi. La situazione politica potrebbe condizionarne lo sviluppo ma noi svolgiamo una funzione pubblica che nessun governo dovrebbe scalfire. Credo che, svolgendo bene il nostro compito sociale, non dovremo temere nulla.
1 marzo 2019