‘Come se fosse facile’: il racconto dei 25 anni della legge 381
Alla trasmissione ‘Come se fosse facile’ di Riminisocial2.0, andata in onda lo scorso 12 gennaio 2017, si fa il punto sulla legge 381, dopo 25 anni dalla sua attuazione
Tanti sono i segni positivi e gli esempi di buone prassi di realtà sociali sane che, mettendosi in gioco come imprese vere e proprie, hanno operato in questi anni sul territorio locale e nazionale nei diversi ambiti sociali, sanitari, educativi. Tutto ciò è stato possibile grazie proprio ad una norma, varata nel 1991, che ha promosso la nascita di un tipo particolare d’impresa sociale: la cooperativa sociale.
Il 2016 è stato un anno fondamentale per questo tipo di imprese perché ha visto il 25° anniversario di questa importante legge che rimane comunque una pietra miliare della nascita del terzo settore in Italia. Un norma che ancora oggi è un esempio in molti paese europei. Nata nel ‘91, dopo un lungo percorso di gestazione che ha visto Confcooperative, Legacoop ed altri soggetti autorevoli in campo sociale collaborare insieme al Governo per la sua stesura, la legge 381 comprende diverse tipologie di aziende che operano nel sociale, che si dividono in due prevalenti campi d’intervento: da una parte un’azione educativa e di assistenza che sono le cooperative sociali di tipo A e dall’altra parte una forte azione di integrazione al lavoro per le persone svantaggiate, rappresentata dalle cooperative sociali di tipo B. E’ stato grazie a questa norma che tante realtà sociali sul territorio sono diventate un partner operativo importante per la pubblica amministrazione che da sola, già all’inizio degli anni ’90 e ancor più ora, non è in grado di coprire tutta la domanda di aiuto che proviene dalla popolazione residente in difficoltà.
Questi e anche altri sono stati i temi trattati nella puntata di “Come se fosse facile” andata in onda il 12 gennaio 2017 sul canale 91 di ICARO TV (lo streaming a questo link bit.ly/2jjjMb6 ) . Rimini da sempre esprime nel suo territorio un caleidoscopio di personalità e professionalità impegnate nel sociale, molte delle quali formatesi proprio negli anni ‘90, sulla spinta della legge 381. Tra questi, come ospiti della trasmissione, erano presenti Pietro Borghini, presidente del consorzio Mosaico e della coop. soc. La Formica; Carlo Urbinati presidente della coop. soc. New Horizon e vicepresidente del CSR Consorzio Sociale Romagnolo; Fabiana Mordini socia e educatrice della coop. soc. Il Millepiedi e rappresentante gruppo giovani di Confcooperative.
L’ambito degli inserimenti lavorativi ha diversi approcci metodologici ma ciò che la Legge 381 è riuscita a realizzare in questi 25 anni si traduce pienamente nel concetto di ‘produzione’ che, associato al lavoro delle persone svantaggiate, assume la connotazione della piena inclusione sociale. Fino a quel momento ‘l’aiuto’ che veniva dato a chi operava nel sociale non era finalizzato alla creazione di una vera e propria professionalità. Questo è stato il vero e proprio cambio di paradigma che ha aperto materialmente la strada alla realizzazione lavorativa di tante persone, che pur avendo dei limiti, danno un contributo significativo, e spesso decisivo, in tanti settori lavorativi.
In questi anni le cooperative hanno dimostrato di essere competitive, specializzandosi con certificazioni di vario tipo e sono riuscite a stare sul mercato, anche meglio di alcune aziende profit, rispettando la loro dualità sociale e imprenditoriale.
A 25 anni dalla sua nascita, dopo aver creato un sistema di relazioni determinanti a dare una risposta sociale concreta sul territorio, la legge 381 è oggetto di discussione e necessita di un aggiornamento. Sono al vaglio nuovi criteri per definire ad esempio un nuovo codice degli appalti che tenga conto anche degli interessi delle fasce sociali più deboli, un sistema di co-progettazione dei servizi dove il pubblico insieme al privato possa fare rete al fine di erogare progetti innovativi per il territorio, andando in deroga a finalità solo economiche, dove il criterio del miglior servizio al miglior prezzo, non sia l’unico criterio di selezione dei bandi pubblici ma che si tenga conto anche dei contenuti di promozione umana.
E’ uno scenario che si trasforma e che pone le cooperative sociali davanti a nuove sfide. Concentrarsi ad esempio su nuove categorie di svantaggio perché, da quando la legge è stata varata, sono nati nuovi bisogni. Oltre alle solite fasce deboli infatti, legate ad esempio alla detenzione, alla disabilità, all’handicap alle dipendenze, ecc., oggi ci sono anche altri tipi di esigenze sociali, spesso anche solo temporanee, come ad esempio le persone in età avanzata che perdono il lavoro, le mamme sole, i padri separati, gli immigrati e tanti altri tipi di famiglie in difficoltà, che inevitabilmente portano nuovi bisogni anche se non certificabili.
Ciò che in questi anni ha prodotto la 381 ha un valore inestimabile. Costruire i servizi partendo dalla persona e non dall’azienda, ha determinato il vero punto di forza di queste realtà sociali perché in maniera tempestiva si riescono a creare sempre nuove risposte a nuovi bisogni, commisurando l’erogazione di un servizio e l’intervento sociale. Il mondo della cooperazione, proprio per questa sua caratteristica peculiare, è in grado di adattarsi e ridisegnarsi in base alle esigenze. Questo fa parte del suo DNA ed è una delle caratteristiche più importanti che determina la sua sopravvivenza nelle situazioni più estreme e lo distingue dal mondo profit.
All’orizzonte oggi la necessità primaria sembra essere quella di rinsaldare un nuovo patto fra pubblico e privato. Questo è il tema su cui bisogna continuare a lavorare. Questo è quello che la 381 deve continuare a fare: aiutare le persone con il lavoro ad uscire dalla marginalità perché l’autonomia del lavoro è l’unico modo per recuperare la dignità personale. In una società che esaspera sempre più nel lavoro l’efficienza personale e la produzione, la legge 381, con i suoi 25 anni, si conferma ancora come avamposto dell’inclusione sociale.