Cento Fiori e Giustizia Riparativa: seminario nazionale “La pena oltre il carcere”

giustizia-riparativaL’esperienza della cooperativa Cento Fiori di Rimini è stato tra i modelli illustrati al seminario nazionale “La pena oltre il carcere: territorio, comunità e mediazione“, che si è svolto il 29 e il 30 settembre 2016 presso il centro congressi dell’hotel Vienna Ostenda di Rimini. Promosso dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), l’appuntamento ha visto la partecipazione dei massimi esperti italiani sul tema della giustizia riparativa, ovvero quelle concrete attività di riparazione che l’autore del reato può svolgere nei confronti della vittima e della sua comunità di appartenenza, lungo un percorso di riconoscimento ed elaborazione dei motivi del conflitto e della propria responsabilità.

Il seminario ha quindi affrontato i diversi aspetti della Giustizia riparativa e della mediazione penale anche nel confronto con l’esperienza della messa alla prova per minori, strumento presente nella normativa italiana da molti anni.

“Poter partecipare a questo evento è stata un’esperienza straordinaria” – racconta Monica Ciavatta, Presidente della Cooperativa Cento Fiori. “In una sala colma di persone c’era un silenzio e un’attenzione quasi irreale nel momento in cui veniva presentato “Il libro dell’incontro”: le parole dei relatori avevano conquistato tutti. Ed era ancor più incredibile poter vedere queste persone che, al termine dei loro interventi, si sorridevano tra loro, per poi cenare insieme: davvero sono riuscite a tramutare odio e rabbia in qualcosa di diverso. Ed è stata la testimonianza tangibile che questi percorsi alternativi possono funzionare. Questa due giorni, infine, ha rappresentato la seconda tappa di un percorso triennale dedicato alla Giustizia Riparativa: adesso ci concentreremo sul prossimo anno, che concluderà idealmente il cammino”.

Operativamente i nuovi strumenti di giustizia possono essere identificati nella Messa alla Prova per Adulti che affianca i precedenti percorsi per Lavori di Pubblica Utilità: questi strumenti prevedono che l’esercizio della giustizia non sia demandato interamente ai Tribunali, alla Magistratura, alle carceri, ma venga condiviso con la società civile, che diviene parte attiva del percorso riparatore proponendo soluzioni pratico-operative finalizzate a creare valore collettivo e che possano riempire di senso il momento dell’espiazione della pena e della messa alla prova. Le pratiche di giustizia riparativa attivano infatti un cammino responsabilizzante in una prospettiva di comunità. L’adesione ad un percorso riparativo dovrebbe concorrere a ricomporre quel “patto di cittadinanza” che è stato infranto. È l’idea di una gestione della pena e delle conflittualità maggiormente democratica e condivisa, nell’ottica per cui il primo bene da tutelare sono le relazioni tra esseri umani. Oltre alla parte operativa delle pene alternative, alla detenzione per imputati di reati minori che si riempie di contenuti nella strutturazione di percorsi di Messa alla Prova, la giustizia riparativa può coinvolgere anche autori e vittime di reati più importanti, quando entrambi consenzienti, in percorsi di mediazione penale che coinvolgono in maniera profonda coloro che li affrontano con la collaborazione ed il supporto di mediatori professionisti.

agnese-moro-e1472464110128Nei due giorni di seminario sono intervenuti: Monica Ciavatta, Presidente Cooperativa Cento Fiori, l’ex magistrato Gherardo Colombo, Isabella Mastropasqua (dirigente ministero Giustizia, Osservatorio sul fenomeno della devianza minorile in Europa sui minori), Stefano Anastasia (garante detenuti Lazio e Umbria), Lucia Castellano (direttore generale Esecuzione penale esterna e di messa alla prova). Interessante la partecipazione al convegno dei protagonisti dell’esperienza di mediazione penale raccontata ne “Il libro dell’incontro”: gli ex brigatisti rossi Franco Bonisoli e Maria Grazia Grena, e Giorgio Bazzega, figlio del maresciallo Sergio Bazzega assassinato nel 1976. Tra i momenti più commoventi del convegno il collegamento con Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, il leader della Democrazia Cristiana ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978.


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