Cambio ai vertici di Cento Fiori: Cristian Tamagnini è il nuovo presidente

Dopo venti anni nella cooperativa sociale subentra a Monica Ciavatta “con entusiasmo”

di Enrico Rotelli

Ho iniziato per caso, nel 1995: avevo appena terminato il servizio civile quando fui assunto per sostituire una educatrice in maternità nella Comunità Terapeutica di Vallecchio della Cento Fiori. Mi segnalò questa breve opportunità di lavoro Alfio Fiori, che prestava lì il suo servizio civile. Non c’entrava molto con i miei interessi dell’epoca, studente universitario di Lettere e filosofia che poteva immaginarsi come destino un’aula, una lavagna e uno stuolo di ragazzini chiassosi, mica di essere un educatore in prima linea, in una comunità terapeutica di ex tossicodipendenti”. Comincia così la storia cooperativa sociale di Cristian Tamagnini, classe ’69, che dopo oltre 20 anni in Cooperativa Sociale Cento Fiori nel maggio 2017 ne è diventato presidente. “E pensare che ero orientato anche verso il giornalismo, all’università. E invece in curriculum ho messo, insieme a un corso professionale per educatore in Regione Emilia Romagna, questo lavoro, che da maggio 2017 ho rilanciato”.

Con che spirito ha accolto l’incarico di presidente?

Con preoccupazione e con entusiasmo, anche perché la Cento Fiori, con la gestione di Monica Ciavatta ha aumentato di un terzo il suo bilancio, ha diversificato molto le sue attività: insomma, è stata una bella eredità, ma anche complicata da raccogliere e da gestire.

Quali sono gli ambiti di sviluppo della Cento Fiori?

Abbiamo cominciato subito con il consolidare il senso di appartenenza e di partecipazione dei soci e dei dipendenti. Per farlo ci siamo dati due strumenti, il primo è stato di rafforzare gli ambiti di partecipazione e confronto decisionali. Uno dei metodi utilizzati è organizzare un World café, efficace per dare vita a conversazioni informali vivaci, concrete e costruttive. L’altro strumento è stato di rafforzare i benefici derivati dall’essere soci, sia quelli relativi al welfare aziendali sia l’utilizzo del piano 180 di FareMutua per i servizi sanitari.

Sul fronte delle attività lavorative siamo ambiziosi, sia per i nostri settori storici, sia per le attività che abbiamo avviato negli scorsi anni. Sicuramente la Cento Fiori affonda le sue radici sull’attività legata al recupero dalle tossicodipendenze. Non lo dimentichiamo, anzi vogliamo rilanciare con nuovi percorsi per gli utenti che hanno la doppia diagnosi (dipendenza più disturbi di personalità o altri problemi psichiatrici) con servizi diurni e residenziali, sopratutto rivolti ai giovani nella fascia 18 – 30 anni. Come comunicazione, invece, vorremmo rafforzare la diffusione delle peculiarità del Modello Terapeutico Cento Fiori rispetto ad altri modelli, anche del territorio, che è sempre stato osservato con interesse anche dall’estero: in passato abbiamo ospitato numerose delegazioni di studio dalla Svezia, per esempio.

L’accoglienza è un altro settore, relativamente recente ma già stabile e che vogliamo consolidare. Gestiamo un progetto Sprar, e stiamo partecipando anche a bandi europei. In questo settore possiamo contare sull’esperienza di Monica Ciavatta, l’ex presidente che ha assunto il ruolo di coordinatrice.

Tra i progetti che ci stanno particolarmente a cuore c’è l’InVaso, che stiamo consolidando all’interno del parco XXV aprile di Rimini, sia con l’attività del vivaio “La serra Cento Fiori”, sia con l’attivazione di percorsi culturali e agroforestali. Sicuramente la parte burocratica – amministrativa ha rallentato molto il processo di realizzazione, ma non stiamo con le mani in mano ad aspettare, anzi. Stiamo promuovendo attivamente quel che siamo riusciti a far partire – il vivaio – utilizzando diversi strumenti pubblicitari, dai social network ai media tradizionali, e presto partiranno nuove iniziative rivolte al pubblico.

Rispetto al mercato del lavoro, alla dinamica delle gare, questa modalità ha spinto la cooperativa a “diventare altro”, cioè a “snaturarsi”?

Snaturarsi no, semmai ci ha spinti a sfidarci. Se ci chiedono servizi migliori a costi più bassi la sfida è rispondere mantenendo l’occupazione (e qui siamo riusciti anche ad incrementarla) salvaguardando l’attenzione ai livelli contrattuali, evitando la scorciatoia dell’impiego improprio dei volontari e cercando di crescere in termini di qualità e di servizi competitivi con il mercato, dove sappiamo bene che queste attenzioni spesso sono… vogliamo dire limitate? Insomma, posso dire che questa sfida è sempre stata presente, l’abbiamo accettata evitando il dumping salariale e sociale, e credo di poter dire che continuiamo a vincerla, con molta fatica e sacrifici. Stiamo anzi rilanciando, sopratutto nei servizi ai clienti privati, che ci vedono impegnati nei prodotti per il giardinaggio, il centro stampa e nei servizi veterinari. Sui quali abbiamo molto da dire e, sopratutto, molto da dare al mercato.

Siete una cooperativa sociale di tipo A e B. Quali servizi erogate per la tipologia A?

Il primo servizio dedicato al trattamento delle dipendenze, quello storico, della comunità Terapeutica di Vallecchio. Adiacente alla comunità si è sviluppato dapprima il Centro di Osservazione Diagnosi (Cod), poi, ad Argenta, un secondo Cod. A Rimini è attivo un Centro Diurno e tre gruppi appartamento, tutte strutture rivolte a percorsi di riabilitazione dalla droga.

E per i servizi come cooperativa di tipo B?

Il nostro Centro Stampa ci da delle belle soddisfazioni, sia sul fronte della risposta al mercato delle stampe di piccolo e grande formato, sia sulla nostra vocazione sociale. Riusciamo a soddisfare una diversificata clientela di aziende, associazioni e privati e nello stesso tempo ci permette di supportare il lavoro di inserimento del nostro Centro diurno, oltre a diversi inserimenti lavorativi di persone svantaggiate. Anche il vivaio La Serra lavora su questo solco, diretto da Mirco Cicchetti: crescente attenzione alla clientela e coinvolgimento dei nostri utenti dei servizi di tipo A. Con in più le collaborazioni con altre realtà sociali per gli inserimenti lavorativi.

A Vallecchio abbiamo, inoltre, il polo dei Servizi veterinari, una realtà consolidata sotto la direzione sanitaria di Paola Calcagnini che tra ambulatorio e canile ha numerosi estimatori, privati ed enti pubblici. Anche qui abbiamo creato delle importanti sinergie con la comunità terapeutica di Vallecchio ma anche con l’associazionismo animalista: un apporto dal valore incalcolabile.

Altri servizi per noi di grande valore storico e affettivo sono le scuderie di Vallecchio, la gestione del Lago Arcobaleno a Riccione e infine il Cantiere Nautico, in tutte le quali abbiamo la fortuna di aver creato delle interessanti sinergie, in settori di nicchia, certo, ma di grande professionalità.

7 marzo 2018


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