Anche La Romagnola ha preso parte alla Ricerca sull’impatto sociale
Nel dicembre 2017 a Bologna sono stati presentati i risultati della “Ricerca sull’Impatto Sociale ed Economico dell’Inserimento Lavorativo nelle Cooperative Sociali” in occasione di un convegno tenutosi presso il Palazzo della Cooperazione. Tra le cooperative che hanno preso parte alla ricerca come ‘campione’ c’era anche la cooperativa sociale La Romagnola Onlus di Rimini, aderente al CSR che, per voce del presidente Valter Bianchi, racconta la sua esperienza.
Presidente Bianchi, ci racconti di questa iniziativa.
Come cooperative sociali, sia a livello riminese che regionale e romagnolo, ci incontriamo spesso in gruppi di lavoro in cui affrontiamo le varie problematiche inerenti la valorizzazione delle nostre attività e le problematiche relative. Da qui è emersa forte l’esigenza di trovare strumenti di misurazione concreti, in modo da riuscire a dare, sia alla pubblica amministrazione in senso lato che a tutti gli interlocutori, una “prova tangibile e misurabile” dell’attività prestata a favore della collettività.
Da cosa nasce questo desiderio?
Sappiamo di svolgere un ruolo fondamentale per le categorie svantaggiate per aiutarle ad inserirsi ed a permanere nel mondo del lavoro. Non volevamo però essere autoreferenziali ma trovare un riscontro oggettivo e misurabile del nostro operare. Abbiamo trovato in Federsolidarietà Emilia-Romagna una disponibilità ad aiutarci in questa ricerca anche perché era un’esigenza diffusa e latente a livello regionale. Abbiamo quindi contattato congiuntamente AICCON, che è un Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, che realizza iniziative di formazione e ricerca volte alla promozione della cultura del non profit e della cooperazione, e dato loro le risorse per riuscire a rendere oggettivo a tutti quello che percepivamo nello svolgere il nostro lavoro.
Commentiamo qualche dato emerso dalla ricerca.
Il conteggio analitico è stato effettuato su 17 cooperative sociali di tipo B operanti in Emilia-Romagna, che nel 2016 hanno inserito al lavoro 892 persone, di cui 206 tramite tirocini. Il totale del valore creato per la Pubblica Amministrazione è di € 4.266.678,37 e singolarmente, per ogni utente inserito dalle cooperative, la PA nel 2016 ha risparmiato € 4.783,27. Per valutare l’impatto della cooperazione sociale di tipo B sui budget pubblici AICCON si è avvalsa della collaborazione del Centro Studi di Brescia Socialis; il metodo di valutazione utilizzato si chiama VALORIS e si basa sull’analisi costi-benefici. Il calcolo non è generico, ma viene effettuato persona per persona, considera l’anno trascorso, quindi con dati certi, a consuntivo; (e prende spunto da dati di bilancio, ad esercizio ormai chiuso; dati della gestione risorse umane e da documenti quali CUD, ecc. (ore lavorate, stipendio percepito, Irpef versata); valutazioni della situazione e dei bisogni socio-sanitari ed assistenziali effettuati dai responsabili sociali (coloro che si occupano del percorso di riabilitazione ed inserimento del soggetto svantaggiato).
Come si giunge al risultato?
Dall’inserimento dei suddetti dati, VALORIS permette di ottenere il risparmio del singolo, che andrà sommato a quello di tutti i soggetti inseriti e al valore creato dall’azienda nel suo totale.
Tale risultato deve essere aggiornato periodicamente, tendenzialmente alla fine di ogni esercizio, oltre che nei dati economici e reddituali, anche nella valutazione del “posizionamento alternativo” effettuata in maniera oggettiva dallo staff responsabile del percorso di inserimento, al fine di determinare la minore o maggiore gravità del singolo caso analizzato, e di conseguenza il costo ad essa collegato.
Cosa rappresenta questa ‘valutazione d’impatto’ per il mondo della cooperazione sociale di tipo B?
Molto spesso si sente parlare di “misurazione d’impatto”, di “valutazione degli esiti” e per una cooperativa sociale di tipo B questo significa molte cose: da un lato verificare il raggiungimento del primario obiettivo del reinserimento lavorativo del personale svantaggiato; dall’altro quantificare l’impatto economico che questo produce per l’intera collettività.
Quale dato significativo, secondo Lei, emerge da questa ricerca?
In base ai risultati emersi si può affermare che la politica di sostegno alla cooperazione sociale è una politica che si auto-finanzia: il costo dell’intervento pubblico a sostegno dell’inserimento lavorativo è più basso dei vantaggi economici che da esso si possono trarre.
Quali sono i fattori necessari perché questo quadro virtuoso si manifesti?
Affinché ciò succeda è necessaria la buona volontà da parte della persona inserita e la determinazione di realizzarsi a livello lavorativo: in questa ipotesi trova da parte nostra tutta l’assistenza possibile; inoltre è necessaria la volontà della P.A. che faciliti l’inserimento.
Una ricerca ‘a tutto tondo’ sulla cooperazione sociale di tipo B o ci sono alcune lacune?
E’ opportuno dire che sono stati colti solo alcuni aspetti dell’inserimento lavorativo in cooperativa sociale di tipo B, tralasciandone altri che sono importanti. Il calcolo si basa su tutti gli elementi certi e valutabili, non monetizza aspetti intangibili come la qualità della vita, la soddisfazione personale, ecc.; integrandoli e stimando anche tali aspetti, i risultati sarebbero ancor più alti e significativi.
Si parla di ‘fragilità’ dei lavoratori: quali sono le ‘nuove’ fragilità? C’è un’emergenza da questo punto di vista?
Tra i lavoratori impiegati nelle cooperative vi è un gruppo di persone, pari a circa il 10% sul totale degli occupati (valore che è aumentato negli anni), con difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro o con fragilità sociali; a questa categoria appartengono giovani con difficoltà occupazionali, disoccupati di lungo periodo, over 50, persone in disagio sociale. Sono persone che vivono accanto a noi e per le quali la cooperazione sociale si mobilita e interviene, nonostante non siano ancora inseriti all’interno di una classificazione di svantaggio riconosciuta; questo evidenzia l’ulteriore ruolo che le cooperative sociali possono svolgere all’interno di una comunità.
Cosa significa reinserire una persona nel mondo del lavoro?
Reinserire una persona al lavoro, soprattutto se è una persona che generalmente resta ai margini del mercato occupazionale, significa ridarle dignità, speranza, migliorare dunque la qualità della sua vita. L’inserimento lavorativo in cooperativa sociale va visto come una vera e propria policy di sostegno all’occupazione. Le politiche attive del lavoro, in Italia, non possono non considerare l’inserimento lavorativo in cooperativa sociale come una delle modalità più efficaci ed efficienti. Lo studio aiuta proprio a comprendere che se le cooperative creano valore, questo significa che la policy ha funzionato, che l’intervento tramite cooperativa sociale di tipo B è un intervento che “si spesa” e si autosostiene, e che quindi lo stesso va promosso.
Ogni lavoratore svantaggiato inserito in coop crea un valore medio di 4.729 euro per la pubblica amministrazione: cosa significa questo dato? Ci spiega come leggerlo?
I benefici che le cooperative sociali di tipo B creano per i budget pubblici (intesi come minori entrate o minori spese) sono:
– imposte sui redditi versate da parte dei lavoratori svantaggiati;
– IVA prodotta dai lavoratori svantaggiati;
– spese pubbliche evitate grazie al miglioramento delle condizioni dei soggetti inseriti: servizi
sociali e sanitari, reddito minimo da garantire, pensione d’invalidità, ecc.
I costi per la Pubblica Amministrazione sono invece relativi a:
– esenzioni fiscali per le cooperative sociali;
– contributi pubblici garantiti alle cooperative sociali per il reinserimento delle persone al
lavoro.
Come è stato calcolato il ‘costo’ per la PA e per la società di un soggetto svantaggiato che non trova occupazione?
Grazie alle interviste condotte con gli imprenditori e i rappresentanti della P.A., è stata identificata la modalità per calcolare il costo per la Pubblica Amministrazione e per la società di un soggetto svantaggiato disoccupato, basato sul reddito minimo che lo Stato dovrebbe garantirgli per vivere.
Il totale dei benefici e dei costi generati per la P.A. sono stati poi ripartiti in base al “livello istituzionale”; è molto interessante vedere il confronto tra livelli di P.A. soprattutto laddove i Comuni godono del 34% dei benefici generati sostenendo “solo” il 3% dei costi generati dalle cooperative sociali di inserimento lavorativo (a livello Regionale i due valori quasi si equivalgono (6%-7%), mentre allo Stato va il 61% del totale dei benefici contro un sostegno dei costi pari all’89%).
La Regione Emilia-Romagna ha saputo distinguersi in questa ricerca.
l risultato emergente dalle cooperative sociali di tipo B della Regione Emilia Romagna è comunque un dato che si pone sopra la media delle analisi condotte nell’ultimo biennio in altri territori (Nord-Italia, dove la media era di circa € 2.500,00 a persona). L’intera ricerca sull’impatto, e VALORIS stesso, diventa uno strumento aziendale che la singola impresa può presidiare, comprendere e utilizzare annualmente, come metodo di auto-valutazione e come strumento di comunicazione verso l’esterno.
Ripartizione benefici e costi generati per la Pubblica Amministrazione, per livello istituzionale
BENEFICI GENERATI PER LA P.A. |
2016 |
COSTI GENERATI PER LA P.A. |
2016 |
Benefici a Stato |
61% |
Costi per lo Stato |
89% |
Benefici a Regione |
6% |
Costi per la Regione |
7% |
Benefici a Provincia |
0% |
Costi per la Provincia |
1% |
Benefici a Comune |
34% |
Costi per il Comune |
3% |
Totale Benefici |
100% |
Totale costi |
100% |
21 febbraio 2018