Adriacoop acquista l’usufrutto dell’ex monastero di Scardavilla di Sopra a Meldola

Il presidente D’Angelo: “Un progetto ambizioso di riqualificazione che consentirà anche inserimenti lavorativi di persone svantaggiate”

Adriacoop ha acquistato l’usufrutto dell’ex Monastero di Scardavilla di Sopra, nel comune di Meldola (FC). A darne l’annuncio lo scorso giugno 2024 è stato il presidente della cooperativa Giulio D’Angelo che, dopo mesi di trattative con la proprietà, è riuscito a chiudere favorevolmente questa transazione. L’usufrutto ha una durata di sei anni più sei, ulteriormente rinnovabili.

“È un momento importante per Adriacoop – ha raccontato D’Angelo alla presentazione dell’ambizioso progetto – e siamo già pronti per trasformare l’eremo di Scardavilla di Sopra: l’idea è quella di recuperare l’ex monastero dei monaci camaldolesi, la Chiesa del Santissimo Crocefisso, bonificando il lago e impiantando intorno una vigna biodinamica. Scardavilla diventerà un luogo di incontri per meeting e congressi con un ristorante stellato, dodici suite con spa e palestra, una cantina per la lavorazione delle uve della nostra vigna e un laboratorio per la produzione di un gin locale. Complessivamente prevediamo due anni di lavori, se non ci saranno intoppi, e poi tra gli otto e i dieci anni di gestione”. Il tutto immerso nel bosco che collega Scardavilla di Sopra e Scardavilla di Sotto.

Giulio D’Angelo, presidente Adriacoop

Scardavilla tornerà così ad essere un posto unico per caratteristiche paesaggistiche, varietà arboree e per le emozioni che potrà regalare. “La nostra idea è trasformarlo in un sito esperienziale per ogni occasione: oggi le persone infatti non sono più solo alla ricerca di luoghi ma anche di esperienze; non di posti dove soggiornare ma luoghi insoliti dove i contenuti diventano emozioni da portare a casa.”

Il tutto senza dimenticare la mission di Adriacoop, una cooperativa sociale di tipo B aderente al CSR: “Il motore di tutto saranno i laboratori per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione. Abbiamo infatti previsto tre laboratori: uno per la gestione dell’attività agricola legata alla vigna biodinamica; uno per la gestione della cantina e della gineria; uno legato alla gestione dell’attività ricettiva. Tre aree di competenze diverse a seconda della tipologia di inserimento e del grado di autonomia e autosufficienza dei ragazzi. Complessivamente penso che riusciremo a realizzare tra i 15 e i 20 inserimenti lavorativi. Sempre più a fatica infatti riusciamo a collocare persone con svantaggio direttamente presso i nostri clienti e da qui nasce l’idea di occupare le persone su attività nostre, indirette, dove nessuno viene lasciato indietro, dove è possibile ampliare la platea delle persone inseribili. È qui che vogliamo fare davvero la differenza”.

Un po’ di storia. La località di Scardavilla è ricordata per la prima volta nel 1225, come dipendenza del convento di S. Maria di Vincareto nei pressi di Bertinoro. I monaci, oltre che alla preghiera e alla contemplazione, si dedicavano alla coltivazione dei campi e all’allevamento del bestiame. Nei primi anni del secolo XVI il monastero passò alle dipendenze dei monaci camaldolesi, che fin dalla nascita dell’ordine avevano modellato la loro regola sul governo delle foreste del Casentino. È grazie all’osservanza di queste disposizioni che il bosco di Scardavilla si è mantenuto per secoli. Agli inizi del secolo XVII i monaci di Scardavilla avvertirono la necessitá di costruire un nuovo eremo sul boscoso colle di Monte Lipone, che sovrasta il primo cenobio e nel 1684 cominciarono i lavori nell’odierna Scardavilla di Sopra. L’imponente complesso, terminato nel 1733, era costituito da una pregevole chiesa barocca circondata da dodici celle per gli eremiti, con una cappelletta e un orto chiuso da un muricciolo all’usanza di Camaldoli; di fronte sorgeva un palazzo a due piani con ampia cantina e pozzo. Intorno all’eremo si estendeva una selva di querce secolari, mentre l’area piú pianeggiante presso l’antico convento era occupata da seminativi arborati. Nel 1797, con l’avvento di Napoleone, gli eremiti furono costretti ad abbandonare Scardavilla e il bosco e i due complessi religiosi, ceduti a privati, cominciarono a degradarsi. Il rovinoso terremoto del 1870, inoltre, distrusse buona parte del convento e della chiesa di Scardavilla di Sotto. Quando nei primi anni del ‘900 il complesso tornó in mano ai privati si accentuarono i tagli del bosco e i danni alle architetture (furono demolite le celle dei monaci). Intorno al 1940 i Missionari della Consolata di Torino restaurarono la chiesa e il palazzo di Scardavilla di Sopra. In questo periodo le mura a monte erano ancora ben conservate, mentre a valle erano ormai ridotte al solo basamento. Durante la seconda guerra mondiale la situazione peggioró ulteriormente, con l’abbattimento delle querce piú belle e la scomparsa di ampie porzioni di bosco. Successivamente vennero smantellati anche gli ultimi resti delle mura e la superficie boscata fu ancora ridotta per far posto ai coltivi. Oggi, con Adriacoop, l’inizio di un nuovo capitolo di questa storia quasi millenaria.

19 giugno 2024 / 26 luglio 2024


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