‘A pelo d’acqua’ il nuovo progetto di rieducazione cinofila di T41b

Se siamo più o meno tutti d’accordo nel ritenere veritiero il detto popolare che ‘il cane è il miglior amico dell’uomo’, pensare il contrario, invece, cioè che ‘l’uomo è il miglior amico del cane’, fa tristemente sorridere, soprattutto in riferimento alle storie, e alle statistiche, degli abbandoni degli animali; ma anche al fenomeno, in crescita, del la rinuncia di proprietà di cani ritenuti pericolosi e che, dopo un periodo trascorso a casa, vengono ‘spediti’ nei canili. Ineducabili?

Uno scenario che si riscontra anche nel Canile di Pesaro, una realtà gestita dalla cooperativa T41b, associata al CSR-Consorzio Sociale Romagnolo, protagonista alcune settimane fa del lancio di un progetto innovativo – denominato ‘A pelo d’acqua’ – dedicato proprio al recupero di questi cani cosiddetti ‘problematici’.
Ne parliamo con Daniele Vichi della cooperativa sociale T41b, Responsabile Gestione Canile Comunale di Pesaro – una struttura nella quale sono presenti una cinquantina di ospiti, di cui venti ‘rifiutati’ dai proprietari.

“Le strutture ricettive per cani – racconta Vichi – ricevono sempre meno cani trovati vaganti nel territorio, e sempre pìu cani ‘con problemi comportamentali’ che, in seguito ad episodi di aggressività, vengono confinati in canile dai legittimi proprietari. Anche se – commenta – la vera causa di questi comportamenti aggressivi è spesso da ricercare nella difficoltà dei loro padroni di crescerli ed educarli in maniera appropriata, rispetto all’indole specifica dell’animale”.

Con questo marchio – ‘aggressivo’ – il cane ha scarsa possibilità di essere adottato, nonostante il lavoro dell’educatore per recuperarlo ad una idonea socialità, con la prospettiva di restare chiuso in canile per tutta la vita. Che fare?

Daniele Vichi con Tris

La prima parte del reinserimento è fatta grazie ad un lavoro a terra, che consente all’animale di partecipare positivamente alla ‘socialità’ con i suoi simili dentro il canile. “Altro è riportarlo ad una socialità per poterlo dare in adozione”, sottolinea Vichi. E così, per non lasciare nulla di intentato gli operatori del Canile Comunale di Pesaro T41B hanno pensato ad un metodo innovativo e all’avanguardia che arricchisse ed integrasse la metodologia di recupero. “Recenti studi – spiega Daniele Vichi – supportati da una documentata sperimentazione, hanno dimostrato che trattare in acqua i cani che presentano problematiche comportamentali ha un effetto concreto nella riduzione e nell’ annullamento delle problematiche di aggressività, paura, ansia, fobia, ipersensibilità e iperattività”.

Una metodologia ancora poco diffusa in Italia e non ancora praticata in alcuna struttura pubblica. Nasce così ‘A pelo d’acqua’, il progetto realizzato grazie al contributo del Rotary Club di Pesaro, che ha consentito l’allestimento dallo scorso giugno 2022 presso il canile di un setting specialistico, che unito alla disponibilità gratuita di un educatore cinofilo specializzato in recupero in acqua, ha dato vita all’iniziativa. È stata quindi allestita una piscina profonda 120cm e corredata di tutta l’attrezzatura necessaria (rampa per entrata-uscita cani, imbragature, giochi, soffiatore per asciugatura, etc.) e poi… via alla rieducazione.

Come funziona? “I cani non toccano il fondo e per ‘sopravvivere’ devono concentrare la loro attenzione sul nuoto, lasciando da parte l’aggressività nei confronti sia dell’uomo che di altri cani eventualmente presenti in piscina. Completa e integra questa attività ‘al bagnato’ anche l’attività ‘all’asciutto’, cioè fuori dalla piscina, garantita dal nostro educatore cinofilo Andrea Pieri”.

E se è presto per trarre un bilancio da questa esperienza-pilota, Daniele Vichi non ha dubbi invece sul bilancio dei suoi oltre venti anni trascorsi in mezzo a centinaia di esemplari dei ‘migliori amici dell’uomo’. “Prima di venire qui – racconta – non avevo mai avuto un cane mio. Oggi posso dire che lavorare con i cani, e con gli animali in genere, è molto utile perché i benefici sono evidenti, anche per chi ha problemi relazionali. Il cane, anzitutto, ti accetta così come sei e ti offre un affetto disinteressato. Grazie a questo lavoro mi sento cambiato, e in meglio”.

Come funziona il canile di Pesaro gestito da T41b? “Possiamo contare su un gruppo di 40 volontari che giostrano su due turni giornalieri per sei giorni la settimana e che si occupano dell’attività motoria dei cani. L’orario per il pubblico va dalle 10 alle 13, mentre nel pomeriggio è sempre bene telefonare per prendere un appuntamento”. Inoltre, trattandosi di un progetto che ha anche finalità sociali, “da noi arrivano lavoratori obbligati magari per reati minori, ma anche tirocinanti; oppure altre strutture di volontariato ci inviano dei giovani per far fare loro un’esperienza, ma vengono anche ex tossicodipendenti che si trovano alla fine del percorso di recupero, per ‘testare’ la loro tenuta – rispetto degli orari, la cura della relazione con gli altri – in vista di un imminente reinserimento nella società”. E lavorare con gli animali si dimostra sempre di grande importanza ed efficacia.

Infatti una voce importante riguarda anche la pet therapy: “Abbiamo cani educati appositamente per questa attività, specialmente per giovani con disturbi psichiatrici. È un servizio che offriamo gratuitamente e per questi ragazzi è sempre un’esperienza straordinaria: si vedono arrivare addosso, letteralmente, questi animali che li attendono, li ‘sommergono’ del loro affetto, in modo del tutto disinteressato. Ci sono ragazzi che riescono ad alzarsi dal letto solo perché devono venire qui in canile a trovare i loro amici a quattro zampe”. Un aneddoto? “Un ragazzo autistico che non aveva mai sorriso in vita sua lo ha fatto qui, per la prima volta, giocando con il nostro cane Buck ”.

Dopo tutti questi anni, come valuta la struttura-canile? È una modalità adeguata per accogliere i cani? “Io credo che l’idea del canile, in generale, debba cambiare e trasformarsi da struttura ospitante ad educativa. Se l’orizzonte diventa questo, allora ci sono diversi interventi tecnico-logistici da realizzare per promuovere questa ri-educazione”.

Come riuscite a coinvolgere la popolazione del territorio, a sensibilizzarla? Tantissime famiglie pesaresi hanno una cane in casa e di conseguenza sono sensibili anche ai cani meno fortunati dei loro. “Ieri per esempio (inizio agosto 2022, ndr) abbiamo organizzato un apericena il cui incasso è stato devoluto al canile: abbiamo raggiunto un numero di partecipanti ben superiore al previsto! Grazie a tutto questo disponiamo di qualche risorsa aggiuntiva rispetto a quella che viene dall’appalto con il Comune, e con questo denaro riusciamo a rendere sempre migliore il nostro canile. Per esempio abbiamo piantato alberi e curato particolarmente il verde, trasformandolo in un’oasi molto piacevole. Un altro dato significativo è che da diversi anni il numero delle adozioni supera abbondantemente quello dei nuovi ingressi A detta di molti, il nostro, è oggi un canile all’avanguardia: ma siamo un esempio replicabile e auspichiamo che il nostro lavoro possa servire ad esempio a tante altre realtà”.

La sensibilità in tema di adozioni e rispetto dei cani è molto migliorata nel corso degli anni anche grazie a diverse iniziative: per esempio le campagne per ‘chippare’ il cane (in modo tale che si sa subito chi è il proprietario dell’animale, che deve rientrarne subito in possesso) o la visibilità che i social media (facebook.com/canilepesaro.it) danno alle necessità degli ‘ospiti’ del canile.

26 agosto 2022


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