20 anni di CSR: nuove cooperative, nuove gare, ‘nuove regole’

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I quattro presidenti del CSR, Consorzio Sociale Romagnolo, dal 1996 ad oggi. Werther Mussoni, Gilberto Vittori, Pietro Borghini, Wagner Marchetti.

 Il Consorzio Sociale Romagnolo ha tagliato lo scorso 30 settembre 2016 il traguardo dei venti anni di attività. Una realtà importante, un consorzio unitario – aderisce sia a Legacoop che Confcooperative – che ha fatto della trasparenza e della collaborazione tra le oltre quaranta cooperative che compongono la base associativa un motivo di forza. Piccole e grandi realtà, infatti, convivono nel CSR, che agisce da general contractor per esse, intermediando i rapporti con le amministrazioni, le multiutility, i privati e partecipando a gare pubbliche. Una struttura leggera che, dopo aver associato nel 2015 diverse cooperative del territorio cesenate e ravennate, si presenta sul territorio dell’area vasta – romagnolo, appunto – con rinnovato vigore. Conscio del complesso periodo storico, della crisi del mondo del lavoro, dei cambiamenti in atto, e determinato quindi nel trovare nuovi equilibri che consentano al Consorzio e alle coop associate, di rinnovarsi e di andare avanti con fiducia. Di tutto questo parliamo con il presidente del CSR, Gilberto Vittori.

Presidente Vittori il Bilancio di esercizio 2015 ha fatto segnare un valore della produzione, per la prima volta nella ventennale storia del Consorzio, di 17 milioni di euro. Cosa ha determinato il successo?

Sì, abbiamo superato per la prima volta i 17 milioni di Euro: è il raggiungimento di un obiettivo che ci eravamo prefissati, quello del consolidamento del Consorzio. Il risultato è senz’altro positivo e testimonia una crescita (nel 2014 avevamo chiuso a 16 milioni e mezzo di Euro circa). Si tratta di un bilancio che è frutto di una situazione economica e contrattuale positiva: il CSR ha mantenuto contratti importanti e ha implementato con nuovi servizi, ma anche con nuove cooperative. Dobbiamo precisare infatti che nel 2015 sono entrate nel CSR 8 nuove cooperative dell’Area Vasta: non tutte hanno portato fatturato, ma qualche contratto è transitato dal CSR.

Sono aumentati anche i soci, questo che significato ha per il Consorzio?

E’ il coronamento di un progetto che il CSR aveva avviato nel 2015, in accordo con Legacoop e Confcooperative, ovvero quello di divenire punto di riferimento in Area Vasta per le cooperative sociali di inserimento lavorativo. L’idea nasceva dalla necessità di allinearsi al mondo dell’Area Vasta romagnola, un processo che aveva già investito stakeholder importanti come Hera, Ausl, la stessa Legacoop. Abbiamo scommesso su un progetto credibile, importante e funzionale alle necessità che le cooperative di questo territorio esprimono. Il CSR infatti è un contenitore dove la cooperazione sociale può esprimere tute le sue sfaccetture, le sue differenti modalità di essere presenti sul territorio, sia con strutture consolidate sia con piccole cooperative che vedono nel Consorzio una “casa” entro la quale condividere i propri progetti e le proprie finalità. Il CSR è un luogo dove, pur nella diversità strutturale, la dialettica e la collaborazione tra cooperative è facilitata.

30 settembre 2016: venti anni di CSR

Il 2015 ha sancito la fine dell’affidamento diretto per passare, quasi interamente, alle gare. Il Consorzio come sta affrontando il cambiamento?

Con grande difficoltà, per un motivo semplice. Il CSR nelle sue intenzioni fin dalla nascita ha avuto il desiderio di essere un consorzio leggero come struttura ma anche come costi per le cooperative associate. Abbiamo sempre preso come modelli negativi quei consorzi dove i costi contributivi sono eccessivi. Da sempre infatti il CSR si impegna a mantenere la contribuzione delle cooperative aderenti al Consorzio al di sotto del 2 per cento del fatturato che transita attraverso il CSR. Ci siamo sempre attestati attorno 1,50%-1,80 %. Questo è un aspetto importante anche in termini economici per le cooperative associate, e ne consegue una struttura del CSR ‘leggera’, in termini di personale, uffici, figure tecniche. Ma questa struttura era funzionale alla realtà precedente, quella dell’affidamento diretto, mentre oggi che siamo passati nella fase delle gare ci troviamo sotto stress. La gestione delle gare, infatti, è oggettivamente molto più impegnativa, in termini di documentazioni, adempimenti, etc. In questo momento il CSR si trova a dover gestire oneri importanti. Stiamo pertanto riflettendo se modificare la nostra struttura, e come articolarla rispetto alle nuove esigenze. È una domanda che ci stiamo facendo e parallelamente stiamo chiedendo alle cooperative che aderiscono al Consorzio di mettere a disposizione del CSR le loro capacità e le proprie strutture per mantenere basso il livello di contribuzione. Quindi la scelta si gioca tra questi due scenari: migliorare la struttura del CSR, oppure coinvolgere di più le cooperative associate coinvolte nelle gare. Ci stiamo pensando. Preferiremmo la seconda, che va nell’ottica di incrementare il rapporto collaborativo con le cooperative. Stiamo quindi testando questo metodo, per darci il giusto tempo di verificare. Rispetto alle gare, inoltre, una questione non secondaria riguarda il prezzo. Ci approcciamo alle gare con doveroso spirito di consapevolezza ma notiamo che a differenza di quello che è l’intento pubblicizzato di trasparenza ed equità, spesso si va a ragionare solo sul prezzo puro e non sulle qualità tecniche, imprenditoriali e territoriali. C’è poco sincronismo tra il pensiero diffuso sulle gare e la realtà di queste ultime. Vengono raccontate cose non vere per sostenere questo sistema. Sia chiaro: non contesto il sistema delle gare, ma parliamoci francamente: le stiamo vedendo solo al massimo ribasso.

Il Consorzio ha partecipato a gare e vinto importanti appalti ….

Sì, il CSR si sta impegnando in tutte le gare che vedono messe a gara i servizi di cui le cooperative del Consorzio si occupano. Abbiamo partecipato a gare di tutte le dimensioni: dalle poche migliaia di Euro a milioni di Euro all’anno. In termini di risultati, nell’ultimo anno, possiamo dirci soddisfatti. Per noi è stato un successo aver partecipato e vinto due delle tre gare HERA in territorio romagnolo, ma siamo amareggiati su come è andata la gara su Ravenna. A questo proposito, oggi siamo però tornati in ATI ad essere esecutori di servizi per Ravenna in quanto HERA ha risolto consensualmente il rapporto con l’aggiudicatario. Abbiamo vissuto in termini positivi la gara area vasta romagnola indetta dall’Ausl per la manutenzione verde: era la prima gara di respiro romagnolo. Vi abbiamo partecipato con compagini sociali delle tre province. Ovviamente per strada abbiamo perso qualche piccolo servizio, perché le gare sono impegnative. Stiamo notando un incremento dei competitor, anche provenienti da altri territori, che si affacciano in Romagna con una certa aggressività.

Si è riusciti a mantenere il certificato di qualità UNI EN ISO 9001:2008, un obbiettivo importante, perché?

Sì, abbiamo confermato questa certificazione, che testimonia la grande attenzione rivolta alla qualità dei servizi erogati ai clienti ed alle cooperative associate. Ma il CSR oltre alla 9001 ha anche la Certificazione Ambientale ISO 14001:2004, che costituisce per il CSR la conferma professionale del lavoro svolto in questi anni nell’area dell’igiene ambientale e l’acquisizione di quelle competenze espresse dalle singole cooperative che hanno consolidato le loro attività lavorative in questo settore. Oggi ci stiamo approcciando alla realizzazione di un Modello Organizzativo conforme a quanto previsto dal D.Lgs 231/01. Le certificazioni sono tutte importanti: non solo perché sono requisiti che ci consentono di lavorare, ma anche perchè sono strumenti efficaci che danno la possibilità al CSR di lavorare meglio, nell’organizzazione della propria struttura. Il nostro augurio è che tutte le cooperative aderenti al CSR facciano percorsi di certificazione sempre più qualificanti nel mondo dei servizi.

La cooperazione sociale di tipo B è un modello che funziona?

Assolutamente si, funziona! Nonostante le vicende che ci hanno negli ultimi due anni visti additati come un “sistema” (nel senso negativo del termine), la cooperazione sociale di inserimento lavorativo NON lo è. La cooperazione sociale da’ risposte lavorative e sociali al territorio, opera sul territorio. Credo che il nostro sarà un futuro con grandi valori ancora da esprimere. Entreremo in una “fase due” delle attività delle cooperative sociali: il mondo dell’economia sta costruendo sistemi “freddi”, basati sulla crescita dei fatturati e sulla finanza, mentre la cooperazione sociale è un modello “caldo”, vincente, necessario. Stiamo diventando una società sbilanciata verso obiettivi che non contemplano la persona. La cooperazione sociale invece può esprimere soggetti con ruoli e funzioni valide, e lo riesce a fare nel piccolo ambito, sul territorio. La cooperazione sociale da’ risposte sociali che altri modelli economici non sono in grado di dare per natura.

Ci sono progetti per l’immediato futuro?

Stiamo lavorando ad un progetto interno molto importante: nel passaggio dall’affidamento diretto alle gare, il CSR si sta interrogando sulle “nuove regole” che si dovrà dare nella gestione interna delle commesse. Abbiamo democraticamente coinvolto tutte le cooperative associate in questo percorso, costruendo tavoli di lavoro allargati, riscrivendo le regole che saranno le regole del CSR del futuro. Il 30 settembre 2016 compiremo 20 anni e questo compleanno segnerà proprio il momento in cui CSR si darà nuove regole per gli anni a venire. Un altro progetto importante riguarda la diffusione dei valori e delle buone pratiche della cooperazione sociale di inserimento lavorativo: abbiamo quindi realizzato una mostra intitolata ‘Fattore Umano. Il lavoro secondo la cooperazione sociale di tipo B’, che parla non solo del CSR e delle cooperative associate, ma racconta storie e mostra i volti delle persone che, quotidianamente, sono impegnate nel mondo del lavoro e che hanno ritrovato, attraverso progetti di inserimento, la propria dignità. E’ una mostra che rende merito del grande lavoro fatto e dell’importante intuizione che sta dietro la nascita della cooperazione sociale.


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