Amore, amicizia, cura, assistenza, rabbia, egoismo, dipendenza, paura, ironia e suspense: sono questi gli ingredienti della ricetta dell’esistenza, quotidiana, cruda e vera, ma anche della trama del romanzo forse più spietatamente sincero e appassionante del 2025: “L’estate che ho ucciso mio nonno” di Giulia Lombezzi, romanzo sull’adolescenza (e per l’adolescenza), edito da Bollati Boringhieri. Davanti a un pubblico numeroso e partecipe, i libro della 38enne scrittrice milanese è stato presentato lo scorso 25 giugno nel parco del centro diurno La Meridiana di Cesena.

Si è trattato del primo dei quattro incontri di libri, dialoghi e solidarietà della rassegna “Oltre il Giardino”, promossa dal Dipartimento Salute mentale e Dipendenze patologiche Forlì Cesena di Ausl Romagna con la partnership della cooperativa sociale Il Mandorlo, associata al CSR, e il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Comune di Cesena e quartiere Cervese Sud.

I temi della salute mentale, della cura e del cambiamento sono più che mai attuali. La Meridiana, che si occupa delle dipendenze patologiche e ora abbraccia giovani dai 14 ai 25 anni, cerca sempre di riflettere, dialogare e approfondire attraverso la letteratura e la cultura. Tante risposte, insieme a tante nuove domande, le ha trovate nel romanzo “L’estate che ho ucciso mio nonno” di Giulia Lombezzi.

Primo appuntamento ad ‘Oltre il giardino’ 2025

“Il libro parla di giovani compressi da una generazione strabordante di anziani come me – ha introdotto la serata Camillo Acerbi, assessore alla Cultura del Comune di Cesena, rimasto fino al termine dell’incontro -. Questa rassegna è di cultura con forza di cambiamento. Poesia deriva da poiêsis, che vuol dire proprio cambiamento”. Gianluca Farfaneti, responsabile e anima del centro diurno, ha aggiunto: “È il secondo libro di Giulia Lombezzi, drammaturga, sceneggiatrice e scrittrice. Racconta come un’adolescente vede il mondo attorno a sé ed è anche un libro sulla cura”.

Stimolata dalle acute osservazioni di Lidia Agostini, psicoterapeuta di Ausl Romagna, e di Gianluca Farfaneti, l’autrice ha dato voce alla protagonista, la sedicenne Alice, “un po’ una bulletta che ha un rapporto ondivago col suo corpo e vuole dire la verità. Si fodera di cibo per costruirsi un airbag interno, un’armatura di grassi e carboidrati. Alice è la versione coraggiosa di me. Secondo Walter Siti, un personaggio letterario è lo stuntman dello scrittore. Ero interessata ad analizzare come e perché all’interno di una famiglia ordinaria nascano presupposti omicidi”. Per sapere se la ragazza ha davvero ucciso il nonno, maschilista squallido e subdolo nell’approfittarsi della figlia (madre di Alice) che lo accudisce, occorre leggere il romanzo.

Martedì 1 luglio è stato presentato “Amblimblè – Rime e riti dei giochi di strada” di e con l’autore Piero Dorfles, mentre venerdì “Nel palazzo bianco” di e con Nicola Del Duce. Chiuderà la rassegna martedì 15, alle 20.30, “Avevo un fuoco dentro” di e con Tea Ranno.