La cooperativa Treottouno si presenta: intervista alla presidente Manuela Raganini

“Sogno un inserimento lavorativo senza barriere. Il futuro? Solo le cooperative medio piccole riusciranno a restare territoriali”

Se dovessimo guardare la vita alle nostre spalle, quanta della strada fatta andrebbe attribuita alla fortuna, e quanta alle nostre scelte? Porte che si aprono, altre che si chiudono: ma qualcuno riesce comunque a stringere per mano un filo, quello che ci permette di restare fedeli a noi stessi e ai nostri valori, e quindi di arrivare lontano con gioia e soddisfazione. Stazione dopo stazione. Destinazione dopo destinazione.

Manuela Raganini è oggi presidente della cooperativa di Forlì Treottouno, associata al Consorzio Sociale Romagnolo, ma il filo della sua vita professionale, una volta srotolato, parte da lontano. Dalla Valmarecchia, in particolare Villa Verucchio, borgo natio.

“Mi sono laureata in Sociologia ad Urbino – racconta Manuela Raganini – e ho iniziato a lavorare in qualità di giornalista per Il Ponte, settimanale diocesano riminese, e poi alla Gazzetta di Rimini. Ho curato anche diverse rubriche su riviste come l’Eco di San Gabriele e ho svolto, all’epoca degli studi universitari, ricerche per il Centro di Studi Internazionali Pio Manzù.” E’ in quel periodo che Raganini inizia ad avvicinarsi a quelle parti della società che definisce ‘ai margini’, stringendo una collaborazione con i Servizi sociali di Rimini. “Avevo svolto ricerche per il SERT e mi ero occupata anche di abbandono scolastico: i miei interessi si stavano indirizzando, oltre che nella carta stampata, verso il mondo del sociale, della storia locale, e della statistica”.

La prima svolta. Quando esce il bando per diventare custode della diga di Ridracoli, Manuela partecipa e… vince. “Il presidente del Consorzio Acque, Giorgio Zaniboni, scomparso nel 2011 e che tutti ricorderanno come il ‘papà’ della diga, quando mi conosce si accorge che non sono in possesso di tutte le competenze che occorrono per svolgere quel tipo di lavoro, che prevede anche lunghi periodi di isolamento: bisogna infatti vivere proprio accanto alla diga. Mi propone allora di fondare una cooperativa che gestisca l’aspetto turistico della diga”. Nasce così la cooperativa Natura Viva di cui Manuela Raganini diventa vice presidente: “Gestivamo tutte le strutture turistiche, il palazzo, le case, gli appartamenti, i rifugi, gli accessi alla diga; le visite guidate, i chioschi all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. In quel periodo ho scritto anche un libro a fumetti sulla storia dell’acqua: ‘Goccia dopo goccia’; e un catalogo dedicato al turismo sostenibile”. Sono gli anni 1991-1994 e Manuela è ancora impegnata a Ridracoli. “Stavo vivendo questa esperienza lavorativa unendo l’aspetto turistico al sociale, avvicinandomi al mondo della disabilità e delle persone ai margini – tossicodipendenti, ex carcerati – proponendo percorsi di inserimento lavorativo.

Un salto nel tempo e siamo nel 1994: a Forlì, Manuela Raganini è iscritta alla sezione locale di Anffass, Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, nata a Roma nel 1958. “In quel periodo sono diventata mamma e poco dopo ho fondato una cooperativa, assieme ad altri genitori, chiamata Anffass Servizi che si occupava di servizi di pulizia e ambientali. Da lì ho iniziato a sviluppare la mia professionalità legata al mondo dello svantaggio e della diversità nell’ambito della cooperazione di tipo B”.

Raganini comprende che l’autonomia economica di queste persone è il primo passo per poter agire le proprie scelte in libertà. Non solo: “Sono convinta tuttora che l’inserimento lavorativo in contesti non protetti o semi protetti favorisca l’interazione di persone che vivono in realtà sociali differenti. Non sono una estimatrice dei luoghi ‘a compartimenti stagni’, separati gli uni dagli altri. Credo che si stia bene solo dove le barriere non esistono”.

Era cioè il momento di uscire da quella logica, da quei luoghi comuni, secondo i quali il disabile è considerato solo in termini di carità, di aiuto, di laboratori protetti: era possibile usare la sua professionalità, magari limitata, ma in contesti aperti: come la gestione di biblioteche o servizi scolastici dove il soggetto svantaggiato è colui che eroga il servizio.

È il momento della cooperativa Gulliver, di cui Manuela diventa presidente: “Sviluppiamo nuovi servizi. Oltre a quelli classici delle pulizie e della cura dell’ambiente, passiamo anche alla catalogazione, all’inserimento dei dati, al portierato (Università, anagrafe del Comune) andando ad individuare dei progetti che rappresentavano una risposta per alcune persone che riuscivano così a sviluppare le proprie potenzialità”. Anche la raccolta RAEE in Carcere è un progetto di quel periodo: un laboratorio con i detenuti in Articolo 21 che andavano in cooperativa, dividevano le materie prime che si avviavano poi al recupero presso grandi impianti.

Il contrasto alla ludopatia è un impegno che viene veicolato con un progetto innovativo: “Abbiamo usato delle macchine di video giochi dismesse, quelle delle sale giochi, che venivano pulite dai loro programmi, inserendone di nuovi. Poi queste macchine venivano posizionate nelle scuole medie e superiori per dare la possibilità di accedere ad informazioni di base per il contrasto alla ludopatia, come consultorio e consulenza psicologica. Ma c’erano anche informazioni utili per studenti stranieri o sull’educazione alla sessualità”. Correva l’anno 2010.

Cinque anni dopo Gulliver si fonde con CSIPM, cooperativa storica di Meldola, e nasce la Cooperativa Formula Solidale di cui Manuela Raganini è presidente. “Nel 2021, per i 30 anni delle due cooperative da cui ha origine la nostra storia, abbiamo sentito l’esigenza di tornare all’essenza della nostra missione contenuta nella legge che ha disciplinato le Cooperative Sociali Onlus: la 381 del 1991. È da qui che deriva il nuovo nome della nostra cooperativa, Treottouno, che ingloba le esperienze delle storiche cooperative Gulliver e CSIPM, nate nel ’91 e diventate Formula Solidale nel 2015.”

Oggi Treottouno è un’impresa sociale che coniuga progettazione, cultura e inclusione sociale con l’erogazione di servizi per le imprese e i territori. “Ci occupiamo di disabilità, dipendenze, integrazione e sostegno scolastico, e abbiamo come scopo l’individuazione di opportunità lavorative per le persone fragili. Operiamo in molti settori di attività tra cui cleaning e ambiente, moving e commercio, cultura ed educazione. Siamo imprenditori impegnati nella costruzione di un futuro che valorizzi il patrimonio umano e territoriale.”

La prevenzione della violenza contro le donne è uno dei progetti che vede la coop in prima linea. “Oggi stiamo lavorando a progetti legati alla prevenzione della violenza contro le donne, a partire da una prospettiva maschile, realizzando servizi utili per prevenire. Sono una persona concreta: il mio obiettivo è andare oltre le azioni simboliche, che pur ci vogliono. Dobbiamo infatti generare idee che diano vita ad azioni concrete, soluzioni, nel quotidiano”.

I numeri della cooperativa, ricavati dal Bilancio Sociale 2022, attestano: 101 soci a cui si aggiungono 54 dipendenti. Il totale dei lavoratori è di 145, di cui 57 svantaggiati. Spiccano, tra i dati occupazionali al 31.12.2022, i 13 tirocini; mentre la compagine lavorativa si compone di 114 italiani e i restanti 31 provengono da 15 Paesi di tre Continenti. Il totale del valore della produzione, al 31.12.2022, è stato di circa 3,9 milioni di Euro. Un fatturato che deriva per la maggior parte dai servizi di igiene ambientali e dalle pulizie, ma che è frutto di tante altre attività come trasporto pasti e persone, taglio del verde, sanificazioni, laboratorio RAEE, logistica, call center, laboratorio sartoria, servizi educativi, Cup, servizi culturali e bar.

L’adesione al CSR è datata marzo 2017. “I Consorzi sono strumenti molto importanti che vanno oltre ai ‘servizi’ che forniscono alle associate. Il CSR in particolare rappresenta un luogo di confronto tra persone che vivono realtà difficili e lontane tra di loro. La condivisione di esperienze è un ‘regalo’ che aiuta sempre a crescere. Altrimenti sei isolato e forse te la racconti anche un po’. Vedersi è sempre importante: per festeggiarsi, per ‘leccarsi le ferite’, a volte anche per sognare”. In un recente Cda il CSR ha stanziato una somma in soccorso alle cooperative colpite dall’alluvione. Treottouno è una di queste.

“Il fatto che il CSR ci abbia dato un sostegno va al di là delle cifra che ci è stata conferita. Non è stato un gesto scontato e noi non abbiamo chiesto niente. Ma il CSR con questo aiuto economico ci ha voluto dire: non siete soli”. I danni alla cooperativa non sono stati tanti o particolarmente gravi, ma ci sono stati. “Abbiamo avuto lavoratori sfollati, con nuovi bisogni; abbiamo perso fatturato, perché i nostri clienti sono stati coinvolti dall’alluvione. Durante le difficili giornate di maggio, i lavoratori della Treottouno sono stati in prima linea, ad esempio con i servizi ambientali. Bisognerebbe ricordarselo che, in quella che io chiamo ‘la filiera delle disgrazie’, i nostri dipendenti sono sempre ai loro posti di lavoro, sulla strada, attivi”.

Sul futuro della cooperazione sociale, Manuela Raganini, presidente della cooperativa forlivese Treottouno, ha le idee chiare: “Io credo che le coop sociali debbano mantenere una dimensione medio piccola perché difficilmente una coop grande può veramente coinvolgere un socio anche nei processi decisionali. La territorialità, inoltre, è un valore. Ben vengano il consolidamento, i progetti di rete, ad esempio con il CSR, dove ti scambi esperienza. Ma la ‘rete’ è una cosa, il sovradimensionamento un’altra ben diversa che può allontanare la singola persona da quella che è la sua casa, che è la cooperativa”.

28 luglio 2023


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