Intervista a Marco Toni, presidente della cooperativa Fratelli è Possibile: “Il nostro core business, tra edilizia e mediazione aziendale”
Il dialogo con il CSR e le sue cooperative: il valore di muoversi tutti assieme
Lo scorso marzo, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di via Valentini in Rimini di Banca Etica, tra i testimonial chiamati a sostenere l’impegno e il valore della finanza etica c’era anche la Cooperativa Fratelli è Possibile, insieme alle cooperative La Fraternità e Fermenti Leontine. Un invito molto apprezzato dalla cooperativa, aderente al CSR, che dalla primavera del 2022 è guidata da Marco Toni che, in questa intervista, ci parla di sé, della sua cooperativa, del mondo della cooperazione sociale e del rapporto con il Consorzio Sociale Romagnolo.

Geometra, residente a San Mauro Pascoli, con una passione per l’edilizia parallela a quella per la musica – pianoforte, oboe – che accompagna la sua crescita e la sua formazione professionale. Dopo aver dato vita ad un’azienda artigiana, Marco Toni entra nella cooperativa Fratelli è Possibile (“dopo essermene innamorato”) nell’aprile del 2014. Da responsabile del settore edilizio ricopre poi l’incarico di direttore generale e, da un anno, anche quello di presidente.
Dicono che il suo primo incontro con Fratelli è Possibile sia stato davvero particolare: ce lo racconta?
Basta dire questo: che al colloquio mi è stato chiesto, testuali parole: “Sei disposto a morire per un ideale?” Ho capito subito che per stare in questa cooperativa dovevo dare tutto. E ci sono stato.
Presidente, partiamo dalla fine: cosa vi avvicina a Banca Etica?
Fratelli è Possibile rappresenta una delle pochissime cooperative sociali che, al momento, ha nell’edilizia il suo core business, un settore nel quale esprimiamo la nostra sensibilità verso l’ambiente, utilizzando materiali ecologici e attuando processi industriali controllati. Anche Banca Etica investe i soldi dei risparmiatori rispettando l’ambiente e promuovendo valori di economia fraterna. Ma non solo. Banca Etica ha creduto nel progetto della cooperativa quando ancora esisteva solo l’idea di Fratelli è Possibile.

Qual è lo stato di salute della sua cooperativa?
Oggi la cooperativa è una solida realtà con esperienza quasi ventennale (è nata nel 2006, ndr) – ultimo bilancio chiuso con fatturato oltre i 3,6 milioni di Euro (+160% sul 2021) – impegnata nelle costruzioni ma soprattutto nelle ristrutturazioni. Un settore in crescita è anche quello della mediazione sociale: un servizio decisivo per prevenire i conflitti, o imparare a gestirli in maniera efficace. Oggi stiamo lavorando per estendere in maniera capillare la mediazione anche nelle aziende.
Nel mondo della cooperazione sociale si discute molto sul valore della territorialità: voi come vi muovete, in questo ambito?
Oggi Fratelli è Possibile lavora principalmente sul territorio, ma negli anni precedenti ci siamo guardati anche ‘intorno’: abbiamo costruito ad esempio a Norcia ma anche a Faenza. Il tema della territorialità, visto anche il genere di attività che facciamo, non lo viviamo in modo così stringente come altre cooperative. Ma credo derivi proprio da nostro core business, che è l’edilizia.
A livello di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, non deve essere facile visto il tipo di attività che la sua cooperativa svolge.
La cooperazione sociale ha un ruolo decisivo a livello di welfare: inserisce persone fragili che hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro tradizionale. Vengono ‘accolti’ ed è proprio l’accoglienza il primo passo verso l’integrazione e il reinserimento sociale. Nella nostra cooperativa, i settori in cui vengono impiegati sono la comunicazione, laboratori di piccoli assemblaggi, segreteria, front office. Non nascondo però che il nostro desiderio sia quello di allargare la possibilità di fare inserimenti lavorativi, cercando settori che lo consentano, restando in equilibrio economico.
Come si sostanzia e come valutate il vostro rapporto con il Consorzio Sociale Romagnolo?
L’edilizia non è un ambito che il CSR segue sostanzialmente. Potremmo costruire insieme qualcosa magari in futuro sul tema della mediazione aziendale, con il Consorzio a farsi promotore di un percorso di formazione all’interno delle cooperative. Ma al di là di questo, il CSR per noi oggi è importante perché grazie ad esso abbiamo ampliato le nostre relazioni sul territorio, oltre al fatto di approfondire la conoscenza con le altre cooperative, dialogare con esse. Ma soprattutto siamo grati al Consorzio perché alcune cooperative associate hanno acquistato crediti che vantavamo con lo Stato provenienti dalle ristrutturazioni con il superbonus 110%. Abbiamo toccato con mano il valore della solidarietà e un forte senso dello stare insieme, dell’andare avanti insieme. Questo spirito, proprio del CSR, della cooperazione sociale, non l’ho trovato nelle aziende. Ed è la prima volta che mi trovo in una realtà che vuole muoversi insieme. Magari non è così in tutte le cooperative, ma questa è la mia esperienza.
Se pensa al futuro delle cooperative sociali come la sua, quali obiettivi si pone?
Le coop sociali dovrebbero trovare i mezzi per fare più rumore e non sentirsi seconde al profit, perché il ruolo che svolgiamo, a livello di welfare, è decisivo. E allora sarebbe un bel sogno che si avvera se le aziende del profit decidessero di investire nel ‘nostro’ mondo scegliendo, ad esempio, di entrare nel capitale sociale delle cooperative. Diventando attori corresponsabili del bene comune.
29 maggio 2023