Il Mandorlo: “Una vita dopo di noi”

SCRITTO DA PIETRO BERTI E SERENA CARTOCCI
Pubblicato il libro che racconta la vita autonoma e adulta delle persone con disabilità

Il Mandorlo Coop. Sociale ONLUS è una cooperativa sociale (oggi anche impresa sociale) che opera da oltre 20 anni nell’inserimento lavorativo delle persone disabili e svantaggiate, con sede a Cesena. Fin dall’inizio la cooperativa ha messo a punto una sua metodologia di inserimento lavorativo in cui tutoraggio, counseling e progetti personalizzati sono elementi basilari della procedura operativa certificata anche in sistema di qualità dal 2004.

In particolare dal 2014 la cooperativa opera utilizzando il metodo del coach familiare in convenzione con i servizi sociali di comuni ed enti del territorio romagnolo e nel 2017 ha promosso e realizzato la prima edizione del corso di formazione per Coach Operativo a Cesena (FC).

Da questa esperienza nasce il volume “Una vita dopo di noi“, scritto da Pietro Berti e Serena Cartocci, ed edito da Vittoria Iguazu, che racconta la vita autonoma ed adulta delle persone con disabilità. Pietro Berti è lo psicologo che ha ideato il metodo del Coach Familiare per l’autonomia delle persone con disabilità e le loro famiglie; Serena Cartocci è psicologa e psicoterapeuta ed è co-sviluppatrice del metodo.

Come spiega il presidente de “Il Mandorlo” Luana Grilli, nella presentazione del volume:“Con questo libro vogliamo raccontare le nostre esperienze vissute con le famiglie, sperando che le nostre storie possano essere d’aiuto; e vogliamo essere ascoltati, soprattutto da chi deve prendere delle decisioni sul come destinare le risorse per dare delle risposte alla comunità e in particolare alla popolazione con disabilità”.

Pietro Berti, perché un libro?
A fine 2018 il progetto del coach familiare compie sette anni e abbiamo già accompagnato 49 famiglie. Abbiamo quindi sentito il bisogno di raccontare un po’ di storie che abbiamo vissuto in prima persona, restituendo molte situazioni che abbiamo visto e sentito tutti i giorni.

Dove è possibile reperire il libro?
In tutte le librerie, su Amazon, IBS, sull’e-commerce de Il Mandorlo da metà ottobre 2018.

Ci sarà un evento per la presentazione?
Stiamo pensando ad un evento per il 3 dicembre, Giornata Internazionale della Disabilità. Sarà seguito da un altro evento a Treviso. E tanto altro ancora che stiamo programmando. Anche perché nei primi mesi del 2019 vorremmo far partire il corso per nuovi coach familiari. Già diverse persone ce lo hanno chiesto.

Ma come è nato il metodo?
L’intuizione è arrivata dopo una ricerca svolta assieme ad una collega, Alice Biondi, sulle famiglie con all’interno persone con disabilità. Andando a parlare con queste famiglie, ci siamo resi conto che non era la gravità della malattia a rendere difficile la vita, ma il fatto di non avere strumenti per affrontare la vita di tutti i giorni, non avere una rete sociale, non sapere come gestire comportamenti problematici, non sapere comunicare in famiglia rispetto a certe cose: sessualità, violenza subita… Se non ci sono queste competenze, ci siamo detti, possiamo provare noi, come psicologi, ad aiutarli, andando nelle famiglie e accompagnandole nel loro percorso. È un metodo domiciliare. E questo è uno degli elementi più importanti.

Un bilancio?
Su quarantanove famiglie, solo in quattro il percorso non è stato attivato; in quindici situazioni abbiamo raggiunto risultati parziali rispetto al preventivato, ma nella maggior parte delle famiglie sono stati raggiunti pienamente gli obiettivi e in alcuni casi sono stati superati. Risultati per cui, a nostro avviso, molto positivi.

Un caso simbolo?
Ce ne sono tantissimi. In particolare, se devo dirne uno, penso ad una famiglia che era arrivata ad un livello di stress così elevato che non è neanche corretto dire che litigavano: erano andati oltre. Non avevano più momenti di tranquillità. Vivevano insieme, ma separati: un figlio viveva fuori casa per non subire la tensione. Non mangiavano più assieme, ma scaglionati. Questo percorso, così complesso e carico di dolore e rancore si è concluso con piena soddisfazione: la loro vita è veramente cambiata. La famiglia ha preso una decisione molto importante, che stanno continuando a portare avanti. Almeno una volta all’anno ci sentiamo ancora. E loro, finalmente, si siedono di nuovo tutti a tavola insieme.

Prospettive per il metodo di coach familiare?
Stiamo studiando l’applicazione del metodo anche in contesti familiari che vivono altre situazioni di disagio: separazioni e divorzi, dipendenze da gioco d’azzardo, violenza di genere, infortunati e morti sul lavoro, casi di demenza senile e altri ancora.

17 ottobre 2018


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