Legge 17. Alessandro Monzani, ConfCooperative: `Stallo grave, ma strumento ora più credibile che mai’

Monzani, le convenzioni ex Legge 17 hanno avuto uno stallo di oltre un anno: come valuta questo fatto? Chi ci ha rimesso?

Il fatto è stato grave ed è stato determinato dalla concomitanza di una serie di fattori: tra fine 2016 e inizio 2017 la Regione ha spinto fortemente per concludere le procedure dell’accreditamento dei servizi per il lavoro. Mi sembra anche che la struttura regionale non avesse ancora bene integrato il personale proveniente dalle Province. Quando abbiamo finalmente affrontato il tema ci siamo trovati di fronte a un atteggiamento molto rigido della Cgil.

Come avete affrontato questa situazione?

I nostri sforzi non sono stati sufficienti a smuovere questa posizione. Io sono molto dispiaciuto anche perché cambiando approccio abbiamo ottenuto risultati positivi. In estate abbiamo organizzato un seminario di approfondimento al quale hanno partecipato Cgil, Cisl e Uil – era presente anche il Consorzio Sociale Romagnolo – che ha avuto un successo notevole. Non solo è stata accettata la modifica all’accordo quadro che noi volevamo, ma l’atteggiamento sindacale nei confronti delle cooperative di tipo B è cambiato. Questo è stato merito dei cooperatori che hanno presentato esperienze speciali che, mi sento di dire, hanno toccato il cuore dei partecipanti. Sulla seconda domanda sarò più breve: come sempre ci hanno rimesso i più deboli, cioè i disabili che per molti mesi non hanno potuto utilizzare questo strumento.

Nonostante lo stallo, lo strumento è ancora credibile?

Lo strumento è più credibile che mai. Con l’entrata in vigore del 1° gennaio della modifica alla Legge 68 che rende più stringente l’obbligo per le imprese più piccole, la convenzione ex articolo 22 acquista ancora più importanza. Noi dobbiamo convincere tutti che è meglio adempiere che pagare un contributo esonerativo. E le convenzioni sono un modo che alle aziende piace.

Ora si procede con la nuova ‘convenzione’ quadro regionale sulla Legge 17: quali saranno, secondo Lei, i vantaggi di questa uniformità?

Il livello regionale è sempre un po’ “bastardo”: non è quello nazionale dove, teoricamente, puoi parlare delle grandi politiche, al limite della modifica della 68; e non è quello provinciale dove ti conosci, ti apprezzi e sai che se fai il furbo, ti “beccano”. Ciò detto, sta a noi lavorare perché sia una uniformità al rialzo. Nella prima discussione ci volevano portare al ribasso, e in parte ci sono riusciti. Dobbiamo essere sempre più bravi noi a spiegare e a convincere. Dal censimento fatto lo scorso anno risultavano 5 province molto attive su questo tema e 4 poco o per nulla presenti. Non è che i disabili di quelle province siano di serie B! Credo che la prossima conferenza regionale sul lavoro dei disabili sia un banco di prova.

Come potrebbe crescere l’utilizzo delle convenzioni ex Legge 17? La diffusione della conoscenza di questo strumento dovrebbe essere in carico a chi, oppure: chi se ne occuperà?

L’utilizzo della convenzione aumenta se abbiamo sul territorio un numero sempre maggiore di cooperative sociali attrezzate. Questo, per esempio, è un compito vostro. In parallelo dobbiamo far conoscere questa opportunità. Confindustria ci ha chiesto di segnalare le cooperative disponibili, Legacoop e Confcooperative si sono messe d’accordo per procedere a un censimento, la Regione si è detta pronta a diffondere questo elenco. Ce ne dobbiamo occupare tutti.

Il territorio di Rimini è uno dei più virtuosi dal punto di vista della stipula di queste convenzioni: secondo Lei da cosa è dipeso? Si tratta di un territorio più ricettivo, a livello imprenditoriale, oppure è stata decisiva l’attività di promozione di queste convenzioni da parte, per esempio, del CSR?

Non conosco bene la realtà del CSR ma posso dire questo. Secondo me servono tre cose, ma due sono fondamentali a creare la terza. È necessaria una cooperazione sociale forte, motivata e coesa. Consorzi ben radicati nel territorio e rappresentativi della realtà cooperativa locale sono come l’asso di briscola. Nella mia provincia (Modena ndr) la promozione delle convenzioni è fatta dal consorzio al quale aderiscono praticamente tutte le cooperative di tipo B disponibili per questa attività. I posti in convenzione, prima della modifica, era quasi 100. Se facciamo un rapporto con la popolazione, Rimini ha risultati anche migliori. Il secondo fattore è una pubblica amministrazione che ci creda e favorisca l’utilizzo del sistema anche con rigore. Un servizio pubblico disponibile, ma fermo nel perseguire gli abusi è un elemento favorevole. Se ci sono questi due punti di forza, il terzo, cioè le imprese che devono adempiere all’obbligo, arriva di conseguenza.

Che ruolo ha giocato Confcooperative in questo frangente?

Abbiamo cercato di essere un interlocutore serio per la Regione, un partner credibile per le altre associazioni d’impresa che si sono spesso affidate al nostro giudizio, una “non controparte” per le organizzazioni sindacali. Questo non solo come Confcooperative, ma insieme a Legacoop. Potevamo fare di più e meglio? Sì. Potevamo essere più rapidi? Sì. Potevamo metterci più passione? Credo di no: questa è stata al massimo.

5 marzo 2018


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