Carlo Urbinati, venti anni di New Horizon: la cooperazione sociale davanti alle sfide di un mondo sempre più grande
Una lunga storia di militanza nella cooperazione sociale: dalla fondazione della nota cooperativa sociale New Horizon, che nel 2015 taglierà il traguardo dei 20 anni, alla vicepresidenza del CSR Consorzio Sociale Romagnolo raggiunta in questo 2014, oltre alla partecipazione attiva nella costruzione di uno dei poli di eccellenza della cooperazione sociale del territorio, il CVP Consorzio di Via Portogallo. Carlo Urbinati, 52 anni, in questa intervista racconta la sua visione del mondo cooperativo, chiamato ad affrontare quotidianamente sfide affascinanti ma complesse.
Quando e perché nasce la Cooperativa Sociale New Horizon di cui è presidente?
La New Horizon nasce come un sogno utopico, quasi irrealizzabile, ed è incredibile invece guardarsi indietro e osservare il percorso realizzato. Siamo venuti alla luce all’interno dell’Enaip Zavatta, al termine di un corso di applicazioni informatiche svoltosi nel 1993-1994 rivolto ad invalidi civili. Si chiamava ‘Progetto Horizon’ e interveniva in ambito sociale sul tema della formazione. Dopo aver frequentato un istituto tecnico mi ero iscritto a Lettere a Bologna. Appena laureato mi hanno chiamato per fare supplenze all’Enaip e mi hanno chiesto di seguire questo progetto per verificare se i 20 ragazzi del corso potevano essere inseriti in qualche impresa. Non sapevamo neanche cosa fosse la cooperazione sociale. Terminato il corso, abbiamo costituito la cooperativa. L’Enaip ci ha dato lo spazio per lavorare, non avevamo così costi, ma neanche lavori da svolgere, per cui i primi tempi ci siamo ‘allenati’ con simulazioni: imbustamento e trascrizioni audionastri. Da allora ad oggi sono trascorsi 20 anni e migliaia di ragazzi, operatori sono passati da noi.
Qual è il vostro ambito?
Con la logica del “si può fare” ci siamo messi a fare tante cose. Siamo nati prettamente in ambito informatico, ma oggi ci occupiamo anche di pulizie, gestione parcheggi, gestione bar. Siamo anche andati controcorrente: non ci siamo specializzati ne’ fossilizzati in un unico settore. È stata una sfida affascinante, un lento processo di crescita.
Sono passati venti anni: come è cambiato il lavoro?
La legge che ha istituito e regolato la cooperazione sociale è del 1991: la conosco molto bene, se non altro per la mia storia. Oggi però ci viene chiesto di essere “imprese sociali”, di gestire il nostro lavoro da manager e ritengo non sia così scontato. Siamo nati come umanisti e sognatori, poi ci siamo ritrovati a fare i contabili, a combattere con la burocrazia. Oggi dobbiamo stare su mercatai sempre più competitivi, con il massimo impegno e senza disattenzioni, pur mantenendo il contatto con il disagio, con la diversa-abilità. Non è facile ma nonostante questo abbiamo 60 persone stipendiate in cooperativa.
La cooperazione sociale è sempre cresciuta, nonostante la crisi: lo attestano anche i fatturati del CSR dal 2008 ad oggi, e si sta impegnando sul territorio in una logica di Area Vasta. Un cambiamento, anche questo, importante.
In questo senso vado un po’ controcorrente: se diventiamo troppo grandi, numericamente, territorialmente, stiamo perdendo contatto con i nostri ideali? Certo: le dinamiche imprenditoriali sono inevitabili e il mercato ci chiede questo, ma non è uno snaturare eccessivamente quella che è la cooperazione sociale e le basi sulle quali poggia, per le quali è nata? La cooperativa sociale ha senso se è radicata su un territorio: ci viene posto un problema, cerchiamo di risolverlo, di inserire personale svantaggiato qui, su questo territorio.
La crescita della dimensione territoriale di operatività non ha impedito alla cooperazione sociale di prosperare, anzi, si è sempre dimostrata all’altezza della situazione.
Siamo un punto di eccellenza a Rimini e sul territorio della Romagna, come CSR, come cooperazione sociale. Ma non dimentico che, per esempio la mia cooperativa, ha svolto come primo lavoro la trascrizione degli audionastri del consiglio comunale di Rimini. Vincemmo una gara, poi ottenemmo un affidamento diretto. Da quel momento ad oggi il passo è stato lunghissimo: ogni giorno ricevo il prospetto di gare a livello nazionale e mi chiedo a quali partecipare sulla base delle nostre peculiarità. Lo sguardo su questo mondo si è necessariamente ampliato.
Uno dei fiori all’occhiello di New Horizon oggi è il progetto Riama Bag: un laboratorio di produzione di borse e accessori partendo da materiale di riciclo (manichette di estintori, cinture di sicurezza, manifesti cinematografici in pvc) che impiega personale svantaggiato, una vetrina importante in pieno centro storico a Rimini, il riconoscimento univoco anche all’estero rispetto alla qualità e all’originalità di questo progetto. Come sta andando?
Riama Bag è un’iniziativa bellissima che però non produce profitto. Ma non per questo intendiamo chiudere: abbiamo tanti inserimenti lavorativi e utilizziamo marginalità prodotte altrove per pareggiare il bilancio.
Il Suo ruolo nel CSR?
Attualmente sono Vice Presidente e seguo la parte amministrativa: ho dato tantissimo al Consorzio, lo stesso possono dire i soci fondatori, che sono con me dalla prima ora. Ci ho messo il cuore in questo lavoro e questo luogo è stato veramente proficuo per la crescita non solo professionale, ma anche della consapevolezza del nostro fare cooperazione. Ha rafforzato e definito la nostra identità. Anche il CSR sta cambiando, necessariamente, adeguandosi ai tempi, allargando il proprio operare in una logica di Area Vasta. È una prospettiva assolutamente positiva.
Appalti, gare, Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione: il prezzo la fa spesso da padrone..
Siamo cresciuti, come dicevo prima: il CSR raggruppa tutte le cooperative di tipo B del territorio, abbiamo un peso e cerchiamo di farlo sentire. Partecipiamo a tanti tavoli, ma la politica anche se legifera in maniera ideale, magari inserendo clausole sociali negli appalti pubblici, poi spinge esclusivamente sulla logica del prezzo. Ed è una logica…senza logica. La massima economicità non corrisponde quasi mai al meglio, ma i burocrati non lo capiscono. Tutto è diventato speculativo, mi sembra una visione del mondo ‘al ribasso’.
New Horizon è anche tra i fondatori del CVP, assieme a Olmo, Formica e Centofiori: quattro cooperative, una sola casa, in via Portogallo.
Ogni anno abbiamo fatto un passo, siamo cresciuti. Poi nel 2007 abbiamo deciso di dare vita al Consorzio di Via Portogallo: tutti cercavamo una casa più grande, maggiori spazi, e abbiamo trovato questo luogo. È un’esperienza di convivenza e condivisione molto bella, dal punto di vista umano, ma talvolta complicata, specialmente dal punto di vista economico. E l’incendio di qualche anno fa ci ha dato un colpo duro, ma non ci ha piegato ne’ spezzato. Quella del CVP è una vita ‘ricca’ e piena di umanità e credo costituisca una ricchezza per lo stesso territorio.
Come è il presente di New Horizon?
Siamo partiti simulando il lavoro, senza i soldi per pagare il notaio; nel 2013 il fatturato ha sfondato l’1,2 milioni di Euro: per una cooperativa di soli servizi non è male, considerato che l’unico costo è il personale. Un risultato positivo che ci fa ben sperare. Certo è che il panorama ci spinge ad essere ipercinetici, iperattivi. Oggi che il mercato del lavoro è cambiato ci vogliono nuove strategie, ma mi gratifica enormemente constatare che i miei ‘ragazzi’ hanno motivazioni altissime. Lavoriamo tutti volentieri.
Il futuro invece?
Stiamo sviluppando in maniera attenta il lavoro, i servizi, e la parte amministrativa: conti in regola e accantonamenti oculati da ‘buon padre di famiglia’ ci hanno dato basi solide. È anche vero che con la scomparsa della Provincia non abbiamo più alcune commesse e quindi stiamo cercando nuovi clienti in tempi che, come per tutti, sono piuttosto difficili.
Una passione extralavorativa?
La barca, il mare: partire, viaggiare, vivere avventure. I navigatori sono dei miti per me, che sono legato al mare da un amore antico. La mia famiglia è originaria di San Leo ma a 19 anni dopo il diploma, sono partito per un viaggio premio per la Grecia. Per 12 anni ci sono tornato, oggi invece con la barca mi spingo verso la Croazia anche se sto organizzando per la prossima estate di tornare nell’Egeo. Il mio sogno da ‘comandante’ invece è quello di attraversare l’Oceano Atlantico e di raggiungere l’America.