Formula Solidale: anche in carcere rifioriscono dignità e lavoro

Le cooperative del CSR si presentano
La vita della cooperativa sociale nell’intervista al Presidente Manuela Raganini

Era il 2015 quando le due cooperative Gulliver e Csipm, di area forlivese, si fondevano per dare vita a Formula Solidale – una realtà oggi da un lato neonata, dall’altro con oltre venti anni di storia alle spalle – che ha scelto di aderire al CSR Consorzio Sociale Romagnolo. La cooperativa è guidata da Manuela Raganini, laureata in sociologia, giornalista e studiosa di tematiche di carattere sociale ed antropologico, oltre ad un master in progettazione europea. Un curriculum vitae lungo e importante perché, per usare parole sue, “non si finisce mai di imparare”, come racconta in questa intervista che ripercorre la storia della cooperativa e delle proprie scelte professionali.

Presidente Raganini, come si è avvicinata al mondo della cooperazione sociale?
Dopo la laurea ho maturato studi e competenze relative al turismo sociale e naturalistico. Poi nel 1992 sono diventata vice presidente della coop Natura Viva che gestiva servizi di accoglienza e promozione turistica di carattere naturalistico e formativo. Ci occupavamo insomma di green economy prima ancora che venisse coniato il termine, attraverso la progettazione e l’attivazione di progetti ed iniziative specifici. L’incontro con l’inclusione sociale è avvenuto in questo periodo, quando ho realizzato un progetto dedicato al mondo della disabilità.

Alle origini della cooperativa Formula Solidale ci sono due cooperative: Gulliver e Csipm.
Le due Cooperative si sono fuse nel 2015. Tutto era nato venti anni prima: nel 1994 l’associazione Anffas, che coinvolgeva famiglie con diversamente abili, di cui io coordinavo la sezione forlivese, aveva contribuito alla fondazione di una cooperativa sociale di tipo B che aveva come principio statutario l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Con il passare del tempo abbiamo acquisito appalti, servizi, realizzato progetti di innovazione sociale ecosostenibile ed è nata Gulliver, cooperativa sociale di tipo B, di cui ero direttore generale e Presidente. In quegli anni Csipm era una cooperativa sociale attiva nel meldolese: ci siamo fusi ed è nata Formula Solidale Società Cooperativa Sociale Onlus, di cui sono direttore generale e Presidente.

Perché fondersi?
Dobbiamo essere presenti sul mercato in maniera attiva e professionale per poter essere fedeli alla nostra mission ed individuare sempre nuove opportunità lavorative adatte ad ogni tipo di svantaggio: disabili fisici, psichici, psichiatrici, detenuti, tossicodipendenti, persone con difficoltà sociali… Oggi sono necessarie certificazioni di qualità, servizi qualificati, referenze economiche e capacità progettuali. Unirsi è stato, per questo, fondamentale, perché ci ha consentito di perseguire questi obiettivi.

Quali sono oggi gli obiettivi di Formula Solidale?
Sviluppare servizi e progetti di interesse sociale, economico e soprattutto poter individuare nuove opportunità lavorative per le fasce più deboli.

Che numeri ‘fa’ la vostra cooperativa oggi?
Diamo lavoro a circa 200 persone, di cui più della metà sono soggetti svantaggiati. La nostra base sociale comprende diverse tipologie di soci: 76 soci lavoratori normodotati, 52 soci lavoratori svantaggiati, 14 soci volontari, 14 soci onorari, 2 soci persone giuridiche. La compagine lavorativa è composta da 169 tra lavoratori e soci lavoratori, di cui 63 svantaggiati, una percentuale pari al 59,43%. sul totale dei lavoratori. A questi vengono affiancati, ogni anno, mediamente 40 lavoratori di pubblica utilità, una ventina tra tirocini professionali e socio riabilitativi ( dati al 31/12/2017 secondo Bilancio Sociale). Tutti i servizi sono certificati ISO 9001:2015, ISO 14001:2015 e ISO 18001 Formula Solidale è anche Impresa Etica. A fine 2017 il valore totale della produzione è stato di 4.064.956 Euro.

Come è cambiato il mondo della cooperazione sociale in venti anni?
Si è trasformato completamente, sia in termini dimensionali che di tipologie di servizi ed attività. Oggi le coop sociali sono in grado di coniugare un ruolo attivo a carattere sociale grazie all’inserimento lavorativo e alla gestione manageriale dei servizi alla collettività o al privato.

Quali sono i vostri settori di riferimento?
Operiamo su tantissimi settori. Gestiamo servizi di manutenzione e pulizia di aree verdi, centri di raccolta e spazzamento, raccolta porta a porta. Siamo specializzati in servizi di pulizia e sanificazione anche in ambito sanitario. Gestiamo poi servizi alberghieri, di ristorazione e consegna pasti; assistenza all’handicap, servizi educativi rivolti all’infanzia, gestione di servizi bibliotecari e archivi.

Il lavoro con i carcerati è uno dei vostri piccoli servizi di eccellenza. Ce lo vuole raccontare?
Si tratta di un laboratorio di disassemblaggio di rifiuti elettrici ed elettronici, dal nome RAEE in carcere. Il laboratorio ha i suoi gemelli a Ferrara e a Bologna. In quei laboratori si trattano grandi elettrodomestici, noi invece disassembliamo quelli catalogati come R4 cioè piccoli elettrodomestici di uso quotidiano. È stato inaugurato nel 2009 a seguito di un progetto europeo SIFOR ( percorso formativo legato a progetti ambientali sperimentali finanziato dalla Comunità Europea) Abbiamo fatto percorsi per analizzare soluzioni innovative per il recupero delle materie prime, riduzione rifiuti e creazione di posti di lavoro per soggetti svantaggiati. I rifiuti che vengono portati nel nostro laboratorio provengono dai centri di raccolta o da aziende e privati. Qui tutto viene disassemblato in frazioni di rifiuti seguendo il proprio codice ed avviato ai centri di recupero materie prime.

Quanti detenuti riuscite ad inserire?
Il progetto è regolamentato da un protocollo interprovinciale con il patrocinio del Ministero di Grazia e Giustizia, Regione Emilia Romagna, Carceri, Prefetture e altri Soggetti del Territorio come l’ente di formazione Technè. Grazie a questo progetto siamo riusciti, nel corso del tempo, a collocare venti detenuti, dai due / quattro all’anno. Molte persone sono rimaste con noi anche dopo la pena. Il nostro laboratorio è fuori dal carcere, presso la nostra sede, per cui possono venire a lavorare solo i detenuti maschi in Art.21 ovvero ammessi al lavoro esterno.

Come li formate?
Attraverso un percorso queste persone devono dimostrare affidabilità e volontà e vengono forniti loro obiettivi minimi da raggiungere. Quindi vengono assunti regolarmente, con contratto della cooperazione sociale.

Cosa ci guadagnano?
Intanto la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro: rispettando le regole, acquisiscono fiducia in se stessi; sono utili alle famiglie e questo progetto diventa anche un rimando positivo in caso di minori: possono continuare a pagare affitti, le scuole, ritrovando dignità famigliare e sociale.

E poi?
Gli studi e le statistiche dicono che, a fronte di un lavoro che li attende, la recidiva dei carcerati si abbatte dell’80%.

Invece per le donne?
Per le detenute donne, a parte il collocamento e la formazione nel settore pulizie, abbiamo attivato un percorso lavorativo semplice con competenze di sartoria, che possono spendere in ambito domestico ma anche andando poi a promuovere la propria competenza in sartorie, poltronifici o altre aziende di confezionamento. Si chiama Sartoria SoS-tenibile. La sartoria si trova dentro il carcere. Fuori dal carcere abbiamo un laboratorio ove inseriamo diverse forme di svantaggio dalle detenzioni alternative a quello sociale insieme a soggetti con disabilità fisiche o psichiatriche. All’interno della sartoria si è poi sviluppata una sezione “etnica” dove collochiamo le donne extracomunitarie ospiti nelle comunità di accoglienza della Cooperativa Dialogos. Lavorano per sviluppare la propria ‘moda’ e il proprio concetto di gusto. Per far questo usiamo materiali che ci vengono donati, recuperiamo fibre naturali: puntiamo su una filiera etica.

Qual è il servizio o i servizi su cui puntate di più, oggi?
Pulizie e servizi ambientali per garantire il maggior numero di inserimenti lavorativi. Per una visione, invece, legata ad un futuro ‘migliore’, puntiamo decisamente sui nostri piccoli laboratori. Uno di questi si chiama Social Games: recuperiamo macchine dei videopoker e le modifichiamo, inserendo giochi educativi. Il nostro cliente-tipo ci chiede bigliardini, flipper che possono essere inseriti in tavernette o bar. Poi abbiamo Re_look, un piccolo progetto finanziato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che impiega persone svantaggiate per ripulire graffiti.

Servizi nuovi, invece?
Sartoria, come già detto; e poi: servizi cimiteriali e affini; e servizi di carattere ambientale.

Uno sguardo sul prossimo futuro della cooperativa: attività, scelte, prospettive…
Siamo sempre in movimento: è difficile per noi dire se oggi ciò a cui stiamo lavorando, pensando e progettando, si trasformerà in un servizio reale. In concreto, però, stiamo lavorando per essere un soggetto sempre attivo dei servizi di cui ci occupiamo, attraverso studi di settore, analisi, sperimentazioni, investimenti e formazione.

Da un anno e mezzo siete soci del CSR: perché avete aderito al Consorzio e che valore date al CSR?
Abbiamo aderito al CSR perché al suo interno operano cooperative sociali che condividono la nostra stessa visione. L’adesione al CSR ha consentito inoltre l’attivazione di relazioni proficue con realtà del territorio riminese anche nella gestione di servizi di carattere ambientale e sociale.

Aggregarsi come unica strada possibile? Diventare ‘grandi’ è la soluzione ideale per la cooperazione sociale?
Non mi piace pensare che non ci siano scelte. Credo che l’aggregazione sia solo una delle soluzioni possibili. In alcuni casi il microdimensionamento non consente di perseguire gli obiettivi statutari e pertanto non ha molto senso. Così come credo che la dimensione di una cooperativa non dovrebbe mai crescere al punto tale da snaturare il proprio essere cooperativa. La cooperativa, infatti, è una delle forme imprenditoriali più democratiche che esistano: un socio, un voto. Perché questo possa sempre avverarsi bisogna che il singolo socio partecipi attivamente alla vita della propria cooperativa, e ne condivida i principi di base.

24 ottobre 2018


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