Coop San Vitale. Lavoro e Covid-19: sette interviste ‘in emergenza’

Pubblicate lo scorso maggio sulla pagina YouTube della cooperativa San Vitale, le “Interviste in emergenza” hanno raccolto le testimonianze degli operatori della coop ravennate, impegnati nel lavoro anche durante l’emergenza legata al Covid-19. Le interviste integrali fatte a Federica, Christian, Enrico, Stefania, Monica, Giulia e Laura sono disponibili a questo link: https://www.youtube.com/channel/UCc0Q0FAK1hAyIftEgfxFeWg

Federica. “Un bambino che legge sarà un adulto che pensa”. Con questo slogan Federica, impegnata presso Libridine, libreria nel centro di Ravenna (via Baracca 91, tel. 0544 451016) che si occupa di disabilità intellettiva ed autismo, ha voluto chiudere la sua “Intervista in emergenza” dedicata al lavoro che viene svolto sia a domicilio che nei locali della libreria. Appena iniziata l’emergenza Covid, Libridine ha attivato un servizio di counseling telefonico per i ragazzi coinvolti nei laboratori, per capire come stavano vivendo questa situazione. Quindi sono stati attivati alcuni progetti ad hoc personalizzati a domicilio. Invece per chi ha avuto l’approvazione dei genitori è stato possibile recarsi in libreria. “Si lavora a distanza, in sicurezza, con mascherine e guanti”- racconta Federica. Per prenotare o chiedere informazioni sui libri si può contattare Libridine telefonicamente da lun ven 8.30-13.30 14.00-19.00. Oppure su Facebook è attiva la pagina https://www.facebook.com/libridine.ravenna/

Christian. Impegnato nella azienda agricola biologica Mater Natura di San Vitale presso Borgo Montone, ha continuato a lavorare anche in tempo di Covid-19: “Non ci siamo mai fermati. I clienti sono raddoppiati, così come le merci richieste e consumate. L’attività lavorativa in campagna è cambiata poco perché gli ampi spazi ci permettono un distanziamento tra i vari operatori – anche 100 metri tra uno e l’altro. Chi invece è impegnato nel confezionamento dei prodotti agricoli al chiuso, si è invece adattato a svolgerlo all’esterno, aprendo un gazebo”. Molte sono state le consegne delle cassette fatte a domicilio, in particolare per operatori sanitari e anche malati di Covid.

Enrico. Lavora nel centro socio riabilitativo diurno Myricae per persone con disabilità intellettive ed autismo. Subito si sono attivati servizi di emergenza per persone in difficoltà e poi il centro è stato riaperto per una persona alla volta. Servizi anche a domicilio: brevi passeggiate attorno a casa, per esempio. “È importante ricominciare a lavorare per le famiglie più in difficolta. I ragazzi poi hanno fatto fatica a capire la situazione, per alcuni di loro è aumentata l’ansia… stiamo loro insegnando a mettere le mascherine e tenere i guanti”.

Stefania. È la coordinatrice dei servizi socio occupazionali educativi cervesi, un lavoro che al tempo del Covid-19 è cambiato molto, anche a partire dall’approccio: la vicinanza nello spazio, parlare a bassa voce, le rassicurazioni di prima… “Adesso ci sono le distanze, separati da un tavolo, abbiamo le mascherine. Il messaggio ‘fisico’ importantissimo per noi è stato completamente stravolto”. I dipendenti erano a casa piuttosto preoccupati, e così gli utenti del laboratorio Ikebana e del laboratorio del Parco Natura. “È stato impegnativo aiutare i dipendenti a superare la paura di lavorare in casa con le persone, per timore del contagio. Entrati nelle case si è aperto un mondo: sia i ragazzi che le famiglie erano già abbastanza stressati”.
La forza per andare avanti? “I ragazzi, appena sono rientrati nei centri, hanno riconosciuto che non si era interrotto il rapporto con loro. Ora ripartiamo passo passo, con calma, ripensando ad un sistema educativo diverso, mantenendo i nostri obiettivi: fornire strumenti a persone con disabilità per affrontare la loro vita famigliare e sociale”.

Monica. Oss educatore in un gruppo appartamento, Monica ha improntato il lavoro durante il Covid-19 sulla pulizia degli appartamenti, anche più volte al giorno. “Mi sono sentita utile a dare una mano in questa situazione di emergenza: non pensavamo che i ragazzi potessero reggere così bene in isolamento e ho scoperto invece che hanno un sacco di risorse, pazienza esagerata nei momenti più difficili. È stata anche una situazione arricchente”.
Giulia. Il Centro socio occupazionale copisteria Insieme di Russi, dedicato a ragazzi con patologia intellettiva e psichica, è il campo di lavoro di Giulia. Dal 16 aprile hanno potuto ricominciare ad operare, riaprendo soltanto ai ragazzi: “Non avevamo più la relazione col pubblico ma uno ad uno coi ragazzi. Abbiamo attuato una strategia fatta di cartelloni che spiegano cosa occorra fare una volta dentro il Centro”. La paura non mancava, alla riapertura, per via dei contagi. Ma “stare con i ragazzi ci ha dato tantissimo. Alcuni sono consapevoli di ciò che accade e vedo che il fatto di parlarne li sta tranquillizzando. Anzi: sembrano più tranquilli di noi!”

Laura. Impegnata nel Coordinamento residenza per persone adulte con disabilità cognitiva di Torri di Mezzano: “Abbiamo una presa in carico totale sugli aspetti educativi, assistenziali e sanitari, che abbiamo garantito, oltre a recepire e declinare tutte le disposizioni ministeriali che ci danno anche la misura della preoccupazione generale e ci fanno capire quanto il nostro lavoro sia fatto di equilibri molto fragili”. Il lavoro che viene fatto nella residenza è indifferibile, come racconta Laura: “Riceviamo attestazioni di stima da parte dei volontari, vicini di casa, parenti”. Gli utenti invece hanno avuto alcune manifestazioni e agiti di pianto, un livello di ansia un po’ più alto del solito, che gli operatori sono riusciti a compensare. “Abbiamo fatto capire che la situazione di isolamento e limitata libertà non riguardava soltanto loro, ma tutto il mondo”.

25 giugno 2020


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